Milano è una città in continua evoluzione, un contesto urbano movimentato e di respiro internazionale. Si consideri il fermento enogastronomico che la caratterizza, come testimonia la folta schiera di ristoranti, trattorie, bistrot, pizzerie e wine bar che l’abitano, con alti e bassi. Della qualità sì, ma anche tanta quantità — non sempre soddisfacente — e per dipiù con prezzi sopra la media. Le nuove aperture poi non smettono di arricchire l’offerta, consegnando a turisti e abitanti un ventaglio di possibilità ulteriormente variegato. Tra queste registriamo l’apertura di Celeste, un locale nato dall’idea di Alessandro Perricone e centrato sulla proposta vino, pronto da oggi ad accogliere tutti presso il mercato comunale di Isola.
Chi è Alessandro Perricone, proprietario di Celeste?
Come molti di noi, la storia di questo ragazzo milanese, Alessandro Perricone, parte da una fortissima passione, quella per il vino. Da professionista si forma quindi come sommelier, iniziando la sua scalata nel mondo dei grandi alla corte di Christian Puglisi, rinomato cuoco di origini siciliane affermatosi sulla scena dining di Copenhagen. Trasferitosi definitivamente presso la città nordeuropea nel 2013, contribuisce quale uomo di sala e non solo — prima da dipendente e poi socio dello chef — a portare il ristorante Relae tra i The World’s 50 Best Restaurants, una delle più prestigiose graduatorie dei migliori ristoranti al mondo. Tra i riconoscimenti personali anche l’invito a Somm of The World Australia nel 2018. Successivamente, approfondisce le sue competenze specializzandosi consulente e inaugurando vari locali, sempre insieme all’executive chef Puglisi. Non solo ristoranti, inaugurano insieme pure una panetteria, aggiungendo a questa una fattoria e un business di importazione di vino. Nel 2021 però, non avendo abbandonato il desiderio di tornare a casa, in Italia, decide di vendere le proprie quote e ricongiungersi con Milano, città natale in cui continua ad offrire la propria consulenza, dallo sviluppo creativo di un’insegna sino al suo management, inclusa ovviamente l’expertise relativa all’universo wine, lavorando con alcune delle realtà più interessanti della scena meneghina. Apre una distribuzione di vino, Sottoscala, specializzata nella ricerca di piccoli produttori artigianali, arrivando ad occuparsi finanche di eventi e comunicazione legati al mondo enologico.
Come nasce l’idea di Celeste?
Alessandro condivide con noi tutte le perplessità che ha sempre avuto nel mettersi in proprio: «inizialmente, volevo aprire un wine bar. Solo che la realtà italiana mi ha spaventato vedendo colleghi e chef promettenti perdersi anche per la mancanza di personale». Il progetto del Mercato Isola invece, dopo l’affaire infiltrazioni mafiose, gli ha fatto cambiare idea subito: «mi hanno invitato a vedere il mercato, chiuso prima per mafia, e ho deciso di andare e ascoltare il progetto, che mi ha convinto coinvolgendo cuochi amici, partner e aziende agricole virtuose». Dunque, da stasera, Celeste sarà il nuovo polo wine interno al mercato di uno dei quartieri più effervescenti della movida milanese.
Tutto quello che c’è da sapere sul nuovo wine bar
Celeste è pensato all’insegna della semplicità, che significa per Alessandro «solido e non banale». Un piccolo spazio di 27 mq che lavorerà in sinergia con gli altri box del mercato, pronti a fare fronte comune, ciascuno nel suo. Neanche a dirlo, sarà il vino il core business della nuova insegna. Su ogni cosa, l’offerta vuole essere dinamica: «65 etichette artigianali, da quelle più popolari fino ai vini rari, con una selezione di 10 circa al calice. Vino buono, soprattutto europeo e piemontese, in particolare le produzioni della Valle della Loira e delle Langhe. Non avendo un magazzino, metteremo in piedi una grande rotazione, sia in carta che alla mescita. Pure con qualche cocktail e birra scelta». Un concept fresco, smart e giovanile, adatto a tutti, e non solo per gli appassionati. Con spazi sia interni che esterni (curati dagli architetti dello studio Numero10), sarà un punto di ritrovo serale durante la settimana, accompagnato da una selezione musicale (Perricone è pure un DJ). Il racconto enologico non si ferma nel weekend, due giorni in cui si appresta a essere vissuto sin dalla mattinata. Chissà che non diventi presto un luogo rilassante, dove sentirsi a proprio agio, oppure la nuova dimensione del coworking milanese in quel di Isola, un po’ come lo vorrebbero Alessandro Perricone e gli altri 7 amici soci, tutti indispensabili nella riuscita del progetto. L’attività, nata da una profonda amicizia, avrà costi contenuti. Come si dice, una gestione economicamente sostenibile. Sapete infatti la cosa più curiosa? Il nome dato al locale è stato scelto non solo perché coincide con il colore preferito di Perricone, ma anche perché sarebbe quello meno costoso per gli arredi: «ricercando un nome da dare al bar, siamo incappati nei colori. Abbiamo pensato che in fondo il colore è quanto di più a buon mercato ci sia nel mondo del design. Celeste è un colore meraviglioso, pacifico: è il colore del cielo quando è sereno». Celeste di nome e di fatto. Semplice ed essenziale sin dal principio. Proprio come sperava fosse il suo ideatore, quando da giovane sognava il suo wine bar.