Bistrattati capelli d'angelo: il New York Times omaggia la pasta antica nata per le neo mamme

29 Lug 2024, 13:11 | a cura di
Nati all'interno dei monasteri medioevali, i capelli d'angelo sono finiti sul quotidiano statunitense con una ricetta semplice e deliziosa

Un tuffo negli anni ’90, quando la moda del salutismo ha iniziato a cambiare radicalmente il modo in cui mangiamo. E così anche la pasta, meglio se un po’ light… magari finissima? I capelli d’angelo, per esempio, fili sottilissimi da mangiare con il brodo o con un po’ di pomodoro fresco sono oggi sempre più difficili da trovare. C’è stato un momento in cui erano piuttosto in voga, anche all’estero, poi come tutte le tendenze anche questa è passata, ma oggi il New York Times ha deciso di celebrare il curioso formato di pasta, adatto alle giornate più torride.

Capelli d'angelo, il piatto perfetto per l'estate

Un articolo a firma di Emily Weinstein omaggia i capellini con la ricetta di Dan Pelosi, autore del giornale e content creator da migliaia di follower, famoso per le sue polpette e le ricette della tradizione italiana. I fili di pasta li condisce con olio extravergine d’oliva, burro, aglio, erbe aromatiche e pomodori datterini, «il piatto perfetto per una cena in piena estate» scrive Weinstein, che consiglia di non tenere la cottura al dente visto la finezza del formato. In qualsiasi caso, però, occorre prestare attenzione alla consistenza, poiché i capellini possono scuocere facilmente diventando un agglomerato difficile da gestire. Niente salse pesati, «risparmiate le vostre melanzane e salsicce per una pasta meno delicata».

La pasta delle puerpere

Chiamati anche capelveneremaccaruniciociarigramigna ramiccia, i capelli d'angelo in Italia sono fra le paste più utilizzate per minestre e brodi. Dei tagliolini molto fini diffusi un po' ovunque, ma in particolar modo in Liguria e nel Lazio, descritti già nei testi del XVII secolo, e nati all'interno dei monasteri medioevali, dove le monache erano solite prepararli per gli ammalati o le puerpere. Tra le varie testimonianze scritte, quella dello storico Alessandro Moroni, che ne Il Lazio a tavola, guida gastronomica tra storia e tradizioni descrive l'usanza di portare la pasta in dono alle neo-mamme: «E subito dopo, portando da numerosi portatori, si vedeva troneggiare il 'padiglione delle puerpere', cioè una grandiosa macchina dai disegni bizzarri, interamente rivestita da lunghe file di tagliolini o di altra pasta all'uovo».

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