World of Coffee. Si chiama così il campionato mondiale di caffè andato in scena dal 22 al 24 giugno ad Atene. Gare a colpi di bevande con latte (chiamarli cappuccini sarebbe riduttivo), espressi e cocktail al caffè, ma anche caffè filtro, analisi sensoriale… tutto ciò che ruota attorno al mondo degli specialty, i caffè di ricerca, quelli promossi dalla SCA, la Specialty Coffee Association presente anche in Italia con migliaia di professionisti del settore. A rappresentare la Penisola erano Daniele Ricci – due volte campione nazionale barista – Giacomo Vannelli, veterano del mondo dell’oro nero che ha partecipato alla categoria Brewers Cup (la preparazione del caffè filtro), classificandosi al sesto posto, e poi Fabio Dotti, tre volte campione nazionale di assaggio.
Chi è Daniele Ricci, vicecampione barista del mondo
A fare notizia è stata la medaglia d’argento di Daniele Ricci, venticinquenne bresciano che ha portato a casa il risultato più prestigioso, posizionandosi subito dopo il nuovo campione mondiale, Boram Um dal Brasile. “Un’esperienza inaspettata” commenta “mi ero preparato a lungo ma non pensavo di arrivare così in alto”. Insieme a lui, uno squadrone di professionisti e amici, dal team del Mame, torrefazione e caffetteria di Zurigo dove Daniele lavora da diversi anni, agli esperti del Bugan Coffee Lab di Bergamo, altra realtà che ha contribuito alla formazione del barista, “i miei compagni di viaggio principalmente sono stati Sasha Stefani, che l’anno scorso è arrivato secondo al campionato italiano di Brewers Cup, e Andrea Villa, campione nazionale 2021 della categoria Coffee in Good Spirits”, gara basata sulla preparazione di cocktail al caffè. “Siamo andati ad Atene in macchina in modo da portare tutta l’attrezzatura… è stato un viaggio intenso”.
Le bevande proposte da Daniele Ricci ai mondiali di caffè
A colpire i giudici è stata innanzitutto la materia prima, “due caffè colombiani della stessa piantagione ma di varietà differenti: un Geisha e un Caturra” selezionati dal barista durante un viaggio nel Paese d’origine, tostati dal Mame di Zurigo e usati in modalità e proporzioni differenti per le varie bevande. Per l’espresso e la milk beverage – la bevanda con latte – Daniele ha scelto un blend, mentre il signature drink è stato fatto con una base di solo Caturra. La bevanda vincente è stata studiata insieme al compagno di viaggio Andrea Villa, “abbiamo usato uno yogurt fatto in casa partendo dallo stesso latte scelto per il milk beverage”, quello dell’azienda Salvaderi, in provincia di Lodi, “poi passion fruit, una tonica creata da Andrea con lo zafferano e il timut pepper dal Nepal” che, contrariamente a quanto si possa pensare, non è un pepe ma una bacca dal profumo agrumato, che il campione ha proposto sotto forma di spuma. Un bell’equilibrio di sapori che ha conquistato il palato della giuria.
Daniele Ricci, dalla scuola alberghiera alle gare
A certe scariche di adrenalina non ci si abitua mai. L’emozione è tanta, nonostante di gare Daniele ne abbia già fatte parecchie. Prima ancora dei campionati – italiani e internazionali – il vicecampione frequentava la scuola alberghiera, “poi a sedici anni ho cominciato a seguire parallelamente un corso da Trismoka” torrefazione e scuola di formazione di Brescia. Così si è avvicinato al mondo degli specialty, lasciandosi coinvolgere fin da subito nelle gare. Dopo un’esperienza al ristorante, approda al Bugan Coffee Lab, un’istituzione a Bergamo per gli amanti dell’oro nero, per poi prendere il volo per Amsterdam e infine Zurigo, dove si trova ancora oggi. Ma come vede l’Italia del caffè un professionista “fuorisede”? “Il comparto si sta evolvendo, lo si capisce anche dalle gare, in cui l’Italia si sta dimostrando sempre più innovativa”. Certo, le competizioni possono essere utili per fare informazione sul caffè, ma solo con una corretta comunicazione a supporto, “manca un po’ la copertura da parte della stampa, fondamentale per coinvolgere i consumatori, ma sento che anche questo aspetto sta per cambiare”. L’ostacolo principale per una vera rivoluzione caffeicola resta sempre lo stesso: il prezzo della tazzina, “che ancora fatica a superare 1 euro, massimo 1,10… un costo non adeguato”. Cresce, invece, l’interesse verso il caffè filtro “soprattutto durante il Covid ho notato che molte persone si sono incuriosite e hanno cominciato a sperimentare a casa”.