Il bus-ristorante con tavoli e cucina dove assaggiare i migliori prodotti italiani

18 Set 2024, 17:22 | a cura di
Pescara è stata la decima tappa del tour "Aromi d'Italia", un viaggio alla scoperta delle eccellenze regionali italiane. Un pranzo-degustazione molto particolare che ha visto protagonista uno dei gioielli della produzione casearia abruzzese

Far conoscere le eccellenze enogastronomiche regionali italiane attraverso l’identità olfattiva di un prodotto o di una ricetta simbolo. È l’obiettivo di “Aromi d’Italia”, l’iniziativa che coinvolge tutte le regioni e le province autonome italiane nell’ambito del Piano di Promozione Nazionale e che vede come capofila la regione Toscana, attraverso Toscana Promozione Turistica, nell’ambito del progetto "Scopri l'Italia che non sapevi” frutto di un accordo di programma tra il Ministero del Turismo e la Commissione Politiche per il Turismo coordinata dalla Regione Abruzzo.

Il tour del bus-ristorante dove "annusare" e degustare i prodotti tipici regionali

Proprio l’Abruzzo, presente il sottosegretario con delega al Turismo della Regione Daniele D’Amario, ha ospitato la decima delle 17 tappe dell’originale tour – partito da Torino il 2 settembre per concludersi a fine ottobre – che toccherà tutti i territori con l’obiettivo di far scoprire i prodotti e le ricette tipici con il coinvolgimento delle delegazioni locali della Federazione Italiana Cuochi: un bus-ristorante di ultima generazione con all’interno un’attrezzata cucina, tavoli e apparecchiatura per la degustazione e un kit olfattivo capace di evocare in maniera immediata i luoghi da cui provengono. Nei mesi scorsi un pool di esperti insieme alle istituzioni locali ha individuato un prodotto o un piatto “simbolo” per ogni regione e ne ha estrapolato l’identità olfattiva, l’aroma in grado di richiamare quella pietanza, da utilizzare come strumento di conoscenza e valorizzazione, favorendo così il racconto della cultura enogastronomica italiana attraverso la diversità dei profumi e dei sapori locali.

foto Regione Abruzzo

La decima tappa di "Aromi d'Italia" a Pescara

Il pranzo abruzzese, svoltosi lunedì 17 settembre al Porto Turistico di Pescara, ha avuto come protagonista il pecorino di Farindola, un formaggio davvero particolare al quale al quale è stato associato, come impronta olfattiva, il sentore di pino mugo. Nella cucina del bus gli chef Giovanna De Vincentis, Emma Barone, Carlo Auriti, Nicla Santilli e Lorenzo Pace dell’Unione Cuochi Abruzzesi, autori di due piatti, il morbido di Pecorino di Farindola, frolla salata di peperone secco di Altino, spugna e maionese di pino mugo e il pancotto con crema di Pecorino di Farindola, erbe spontanee, pomodorini canditi e olio con il pino mugo, abbinati ai vini bio Cerasuolo d’Abruzzo Doc e Passerina spumante della cantina Chiusa Grande di Nocciano.

Il Pecorino di Farindola

Negli anni Novanta questo particolarissimo pecorino, unico al mondo prodotto con caglio di maiale, ha rischiato di scomparire insieme all’antica e originale tradizione che lo accompagna, ma è tornato sulle tavole grazie all’impegno congiunto del Parco Nazionale Gran Sasso e Monti della Laga, di Slow Food (che lo ha inserito nei Presidi) e del Consorzio nato nel 2002, oggi costituito da 12 produttori distribuiti nei 9 comuni dell’alta area vestina tra le province di Pescara e di Teramo. Tutte le forme sono etichettate dai singoli casari, riportando - come da rito antico - anche il nome della donna che ha confezionato il formaggio. Il disciplinare di produzione, che ha avviato la procedura per il riconoscimento della DOP, garantisce tutta la filiera: animali allevati nell’area tipica di produzione e al pascolo il più possibile, alimentati solo con erba, fieno, e concentrati tradizionali; latte cagliato a 33-34 gradi senza refrigerazione, con caglio di maiale, con salatura superficiale delle forme ottenute in cestini di vimini (fiscelle); stagionatura da 3 mesi a 1 anno, senza lavare le forme, che sono trattate in superficie con olio e aceto e pesano in media 1,5 – 2 kg.

Scoprire l'identità gastronomica italiana con l'olfatto: il progetto

“Scopri l’Italia che non sapevi” è una strategia di promozione comune delle Regioni Italiane frutto di un accordo di programma tra il Ministero del Turismo e la Commissione Politiche per il Turismo – coordinata dalla Regione Abruzzo – della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, in collaborazione con ENIT. Un progetto che vede il coinvolgimento in qualità di capofila di Emilia-Romagna, Umbria, Marche e Abruzzo, ognuna per la valorizzazione di una tematica specifica (borghi, turismo lento, turismo attivo, natura e parchi) con quest’ultimo anche responsabile degli aspetti legati all’interoperabilità con il Tourism Digital Hub. A queste si sono unite le Regioni partner ai quali sono stati affidati alcuni temi verticali: Toscana (enogastronomia), Friuli-Venezia Giulia (golf) e Campania (itinerari di turismo archeologico subacqueo). «L’olfatto è un potente richiamo per emozioni e ricordi» ha affermato Francesco Tapinassi, direttore di Toscana Promozione Turistica «per questo con Aromi d’Italia, abbiamo scelto di raccontare l'identità gastronomica del nostro paese attraverso i profumi di piatti e di prodotti, una formula innovativa che prende spunto dagli studi sul marketing olfattivo». Il bus arriverà nei prossimi giorni a Siracusa dove è in programma il G7 Agricoltura e per gli aromi italiani sarà una bella vetrina internazionale.

Ecco tutti gli Aromi d’Italia protagonisti del tour: Pecorino di Farindola (Abruzzo), Pasta con peperone crusco (Basilicata), ‘Nduja (Calabria), Pizza (Campania), Parmigiano reggiano (Emilia-Romagna), Frico (Friuli-Venezia Giulia), Carciofi alla romana (Lazio), Trofie al pesto (Liguria), Risotto alla milanese (Lombardia), Brodetto di pesce (Marche), Scamorza Molisana (Molise), Bagna cauda (Piemonte), Speck (Provincia di Bolzano), Strudel (Provincia di Trento), Orecchiette con cime di rapa (Puglia), Pecorino sardo (Sardegna), Pasta con le sarde (Sicilia), Pane toscano (Toscana), Prosciutto di Norcia (Umbria), Fontina (Valle d’Aosta), Baccalà alla vicentina (Veneto).

foto di copertina GQUADRO

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