In un panorama quanto mai dominato da una ferrea egemonia, anche culturale: quella del panettone (qui i migliori artigianali, qui invece i migliori industriali), esercitata sui banchi ricolmi delle pasticcerie di tutta Italia, ecco spuntare timido un dolce curioso, benaugurante, tipico della tradizione bresciana: il bossolà. Un vaso di coccio tra vasi di ferro, per dirla col Manzoni, parlando di questo lievitato soffice e vaporoso del Natale lombardo che si differenzia da un altro cavallo di razza delle feste - il pandoro - anche per via di quel buco che sta proprio al suo centro.
Che c0s'è il Bossolà
Ed è proprio il suo nome ad apparire del resto già così curioso: Bossolà secondo alcuni, Bussolà per altri, che rimanderebbe al termine dialettale buso, giusto a indicare quella sua forma caratteristica di ciambella col foro centrale (il buco, appunto). Secondo altri, invece, Bossolà deriverebbe nientemeno che dal celtico bés 'mbesolàt che significa serpente attorcigliato, rimandando così a un simbolo potente di rinascita e di buon auspicio a lungo rimasto diffuso nelle tradizioni popolari delle valli bresciane.
Una tradizione contadina oggi protetta
A dispetto delle testimonianze storiche, che a un certo punto si fanno incerte, resta il fatto che questa specialità bresciana - appartenente alla famiglia dei bossolani cremonese e di quello mantovano - era già conosciuta nel XIX secolo e fatta propria da una tradizione contadina, al punto che oggi può fregiarsi del riconoscimento De.Co, che indica (e protegge) le denominazioni comunali di origine. Pochi e semplici gli ingredienti di cui il Bossolà è composto e che sono quelli che un tempo erano a disposizione nelle case rurali: farina, zucchero, burro e uova. A impreziosirlo oggi nelle pasticcerie che lo preparano anche la nota delicata espressa dalla vaniglia piuttosto che quelle agrumate conferite dal limone, magari da quello del Garda.
Di generazione in generazione
L'ingrediente principale di questo dolce dallo spiccato simbolismo sta tutto nella sua preparazione, legata com'è a quel patrimonio di ricette di famiglia, ognuna leggermente diversa dalle altre, e tramandate di generazione in generazione. Per Giovanni Cavalleri, della pasticceria Roberto di Erbusco (BS) tre torte per la Guida delle Pasticcerie del Gambero, il Bossolà s'intreccia a filo doppio con la sua storia professionale: «Per me il Bossolà è un dolce immancabile, che continuo orgogliosamente a preparare anche oggi, perché testimonia il legame forte e diretto con mia nonna Lucia, che lavorava con me in laboratorio, e che ha sempre sostenuto che non fosse Natale se sulla tavola non c'era il Bossolà. A differenza di un tempo, quando si faceva un unico impasto, oggi per conferire maggior leggerezza al prodotto il bossolà viene preparato con tre impasti".
Accompagnato da un bicchiere di vino dolce o dallo spumante, oppure intinto nel caffè così d'arricchire la colazione del giorno di festa, questa specialità da credenza diventa ancora più irresistibile se gustata con una delicata crema al mascarpone. Ma il tocco magico, ancora una volta, lo dà e lo darà sempre un valore immateriale: quello della tradizione al cui calore ci si stringe a ogni suo assaggio.