Premio Birraio dell’Anno
Dal 13 al 15 gennaio il teatro TuscanyHall di Firenze ha ospitato il premio Birraio dell’Anno, un progetto del network Fermento Birra che da quattordici anni elegge il miglior produttore di birra italiana. L’evento ha coinvolto oltre cinquanta birrifici italiani, selezionati attraverso il lavoro di cento giudici, con venti realtà che si sono contese il titolo di Birraio dell’Anno e cinque candidate al premio Birraio Emergente. Il vincitore di questa edizione è stato Marco Valeriani di Birrificio Alder di Seregno, in provincia di Monza e Brianza, che ha ottenuto il riconoscimento per la terza volta, mentre si sono piazzati sul podio Giovanni Faenza di Ritual Lab Brewery di Formello, vicino Roma, ed Enrico Ciani di Birra dell’Eremo di Capodacqua, in provincia di Perugia. Nella categoria Birraio Emergente ha trionfato Mirko Giorgi del birrificio Shire di Pomezia, in provincia di Roma.
Il regolamento
Il premio nasce con l’intento di riconoscere il miglior birraio italiano valutando il suo lavoro complessivo durante l’intero anno. A differenza dei premi riconosciuti dai tradizionali concorsi, Birraio dell’Anno non premia la qualità di una singola birra ma quella dell’intera produzione. I voti sono espressi da esperti che a doti degustative affiancano una conoscenza profonda del panorama birrario italiano, distribuiti sul territorio nazionale in maniera proporzionale alla diffusione dei birrifici. I partecipanti devono rispettare una serie di requisiti: devono produrre in Italia, non possono realizzare birre con marchio beer firm, devono aver prodotto birre messe in commercio per l’intero anno esaminato e averle realizzate con lo stesso marchio e non possono ricevere mosto o birra da terzi.
Per quanto riguarda la categoria Birraio Emergente, può essere votato chi, non avendo precedentemente ricoperto ruolo di responsabile di produzione, ha svolto la propria attività per un birrificio che ha messo in commercio per la prima volta le proprie birre negli ultimi due anni, quindi per questa edizione quelli che hanno prodotto le loro prime birre con realtà nate o dotate di impianto nel biennio 2020/2021. Non sono considerati emergenti, ma partecipano al premio Birraio dell’Anno, quei birrai che hanno già partecipato come emergenti alle fasi finali della manifestazione.
Il Birraio dell’Anno
Marco Valeriani è un nome noto della competizione, avendo già trionfato per due volte nelle scorse edizioni, più precisamente nel 2016 e nel 2018, quando era al birrificio Hammer. Tuttavia, il riconoscimento ottenuto in questa edizione ha un sapore diverso: nel 2019 Marco ha deciso di mettersi in proprio e ha aperto Alder, uno stabilimento a Seregno, in provincia di Monza e Brianza, in cui produce prevalentemente birre con stili americani e tedeschi. Valeriani ha esperienze come tecnologo alimentare nel settore del controllo qualità prodotti, un aspetto che, unito a studio, tecnica e ricerca, favorisce una produzione pulita, priva di difetti e omogenea, elementi che hanno portato i giudici a votarlo come Birraio dell’Anno.
La cantina di Alder si concentra soprattutto sulle lattine: c’è la parte tedesca, con la Hering (German Pils con luppolo Tettnang), la Keller Lewis (prima birra realizzata, dedicata al papà Luigi Valeriani), la Bock Zander, la Schwarz Imbiss, scura e a bassa fermentazione, e la parte dedicata agli Stati Uniti con le IPA (India Pale Ale) Rockfield, Green Lobster e Death On 2 Legs. Spazio anche per qualche esperimento come la Breakfast Stout BAR, prodotta in double mash con una miscela di malti inglesi e tedeschi, avena, lattosio e maturata a freddo con l’aggiunta in infusione di specialty coffee, fave di cacao Ecuador Nacional Acriollado e baccelli di vaniglia Bourbon o la Bollner, una Double Chocolate Milk Stout con aggiunta di fave di cacao e vaniglia.
Il Birraio Emergente
Shire Brewing è una delle giovani realtà italiane più interessanti degli ultimi anni: un marchio laziale con riferimenti old-fashioned, che ripropone le tradizionali tipologie europee ricercando i loro sapori originali. Alla guida del birrificio, premiato come Birraio Emergente, c’è Mirko Giorgi, insieme al suo socio e amico Gianluigi Paolone. I due abitano a Porciano, un piccolo borgo montano laziale nel comune di Ferentino, in provincia di Frosinone, dove hanno avviato il loro primo progetto nel 2017 con il nome di Castrum Porciani Brewing, fondamentalmente una produzione casalinga.
La svolta è arrivata nel 2019, quando Mirko, grazie a un bando della Regione Lazio, ha potuto frequentare un corso intensivo di Brewing and Brewery Operations all’interno di un tirocinio di quattro mesi in un’università di Vancouver. Grazie alle tecniche apprese, e dopo aver creato una serie di rapporti sul territorio, nel marzo 2021 ha preso vita il progetto Shire – che vuol dire contea, un riferimento al Signore degli Anelli, grande passione di Mirko e Gianluigi – che propone stili storici: le prime tre produzioni sono state la Ecbert (una Best Bitter), la Macclesfield (una Dark Mild) e la Spancil Hill (una Irish Dry Stout), poi con il tempo Mirko ha ampliato la proposta spaziando tra quasi tutti gli stili tradizionali, spesso grazie a delle collaborazioni con realtà laziali.
a cura di Maurizio Gaddi