Reperti etruschi e ricorsi al Tar: così cominciò la guerra infinita tra Coop e Esselunga. Parla Marina Caprotti

13 Feb 2024, 17:45 | a cura di
Bernardo Caprotti è stato il fondatore di Esselunga, catena di supermercati che, a oggi, conta 191 punti vendita in tutta Italia. La sua storia conta, tra le altre cose, la battaglia contro Coop per l'affermazione di Esselunga

Bernardo Caprotti è il droghiere più famoso d’Italia. Se il nome non vi dice nulla, Esselunga può essere d’aiuto: è stato il fondatore della catena di supermercati italiani che oggi conta 191 punti vendita e 26mila. In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, la figlia Marina racconta la storia del padre, gli eventi che hanno segnato la vita dell’imprenditore, tra cui la storica battaglia con Coop per far affermare Esselunga e i suoi supermercati.

Caprotti, la lotta contro le Coop

Come racconta nel suo libro “Falce e carrello”, pubblicato nel 2016 da Marsilio e ora riportato in luce dalla figlia Marina con una riedizione, nel maggio del 1999 Esselunga firmò un accordo per l’acquisto dell’area ex Hatù di Bologna e il «supermercato da costruire». Tutto filò liscio fino a quando, durante gli scavi, non vennero rinvenuti dei resti archeologici appartenenti all’età etrusca. Nel novembre del 1999 il ministero del Beni Culturali bloccò tutto. Nel febbraio del 2000 la società Costa, proprietaria dell’area ex Hatù, sciolse l’accordo ed Esselunga si ritirò dalla trattativa confermando la scelta della società. Ma qualcosa non era chiaro a Caprotti che nel suo libro - di cui Il Resto del Carlino pubblicava un estratto - raccontava: «A un lettore distratto vorrei permettermi di far osservare: a fine febbraio Esselunga si ritira; il 20 aprile la Coop di Stefanini delibera; il 5 maggio il Soprintendente comunica di aver già dato parere favorevole. A Bologna, in via Costa, è operante dal 17 settembre 2002 un supermercato di Coop Adriatica».

In merito alla questione dei resti archeologici etruschi da preservare, Caprotti scriveva: «Il 21 gennaio 2006 sono andato alla ricerca dei reperti etruschi. Li ho trovati nella zona verde in fondo alla via della Nuova Certosa. In un recinto con la base in cemento, sovrastato da una squallida griglia zincata, stavano valorizzati, e coperti da una plastica nera in gran parte nascosta dalle erbacce, i segni di una perduta civiltà».

Il testimone della guerra tra Coop ed Esselunga, oggi è passato anche agli eredi: Marina Caprotti nell’intervista rilasciata al Corriere della Sera, spiega: «Ovunque tentiamo di insediarci, fanno muro. Per l’Esselunga di Genova San Benigno, Coop Liguria ha proposto otto ricorsi fra Tar e Consiglio di Stato, ma abbiamo aperto. Per Sestri Ponente altri due al Tribunale amministrativo regionale. Insomma, il copione si ripete. Oggi però in Emilia-Romagna, grazie al presidente Stefano Bonaccini, riusciamo a dialogare apertamente. Lui ha capito che il Pd deve rinnovarsi anche sul versante economico».

Bernardo Caprotti e l’amore per il cibo

Marina Caprotti, ora imprenditrice e proprietaria del colosso Esselunga al 100% con la madre Giuliana Albera, nell’intervista al Corriere della Sera racconta di un padre «affettuoso. Il sabato, finito il giro dei supermercati, tornava a casa con le borse della spesa e insieme ci mettevamo a sgranare i piselli». Questo legame naturale con il cibo e il rito della spesa è stato raccontato attraverso gli spot di Esselunga nel corso della storia. Se adesso le protagoniste sono state la carota, la noce, la pesca, tempo fa fu la baguette con il regista Giuseppe Tornatore: «Da droghiere s’improvvisò fornaio. Porgeva al piccolo Sandrino una baguette sagomata a forma di “S”. Nutriva un profondo rispetto per il pane, lo riteneva un servizio indispensabile», racconta Marina Caprotti.

L’ultima sfida furono i dolci, si concretizzarono nel progetto Elisenda, la pasticceria da supermercato firmata dai fratelli Cerea. Marina Caprotti racconta: «Elisenda è stata la sua ultima sfida. Mandava l’autista a comprare i macaron nella pasticceria Ladurée di Ginevra. Ci abbiamo messo anni per riuscire a produrli uguali da noi».

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