Secondo uno studio dell'Istituto Italiano di Studi Transdisciplinari, i bambini italiani sono i più maleducati d'Europa, soprattutto al ristorante. La responsabilità è a monte. Manine intrise di sugo strisciate sui muri, lancio di pezzi di pane, tovagliolo inzuppato nella bibita o nel pappone mescolato nella coppa gelato, bagni allagati e rivestiti di carta igienica, mentre mamma e papà chiacchierano indisturbati. Ecco una scena che si vede, purtroppo, molto spesso. E se da un altro tavolo un ospite, o anche un cameriere, muove una velata critica, la risposta scaricabarile del genitore è, "Ma è un bambino!"
La maleducazione dei piccoli al ristorante: i bambini ci guardano
Se un bambino si comporta male al ristorante, la colpa non è sua. I piccoli sono grandi imitatori e imparano soprattutto osservando noi grandi. Le buone maniere a tavola devono dunque partire da casa. Un bambino (così come un adulto) non deve disturbare gli altri ospiti, quindi ignorare un bambino che si alza da tavola per correre tra i tavoli e intralciare il lavoro dei camerieri è il comportamento da condannare nel genitore, non nel bambino.
Premesso che la sala di un ristorante non è un’area di gioco sicura, un bambino che corre, urla o che lascia il tavolo come un campo di battaglia è maleducato, o semplicemente educato male?
Insegnare le buone maniere a tavola
I genitori insegnano ai figli il rispetto, la cortesia, il comportamento verso gli altri, e anche le buone maniere. In contesti sociali, le buone maniere si estendono oltre la sala del ristorante, iniziano a casa. Prima di andare al ristorante, i genitori dipingono l'occasione e il luogo dove andranno come un posto dove essere rispettosi, attenti e cortesi. Un’occasione speciale che merita attenzione e comportamento “da grandi”, rispettando lo spazio delle altre persone in sala, il lavoro dei cuochi e camerieri, seguendo tutti insieme le regole delle grandi occasioni.
Il decalogo del bambino educato al ristorante
- Al ristorante si va per mangiare e stare insieme. Non per urlare, non per cantare, non per correre, non per giocare. Al ristorante ci sono gli ospiti ma anche dei giocolieri fantastici che con cento piatti in mano piroettano intorno ai tavoli. Non si deve interrompere o intralciare la loro esibizione!
- Forchetta e cucchiaio si usano per portare il cibo alla bocca, e non il contrario, a mo' di mangiatoia. Non si gioca con le posate. Compreso il gioco divertentissimo di farle cadere mille volte per vedere fino a che punto arriva la pazienza di mamma e papà.
- Le posate sono difficili da impugnare ed usare correttamente. Il genitore premuroso può ricorrere al "chopstick hack": un tappo di sughero o un pezzetto di carta arrotolato e fissato con un elastico a un paio di bacchette cinesi: il bambino di diverte e nel gioco finisce la sua porzione.
- Una pietanza non piace? Il genitore che vuole trasmettere un buon comportamento, che, poi è il riflesso di se stesso, insegnerà che non si usano espressioni come "Che schifo!" oppure "Puzza!". Prima di arrivare a una tale reazione, compito del genitore sarà di stabilire la regola che si assaggia tutto quello che viene portato a tavola. Se poi non piace, lo si dice senza fare scenate.
- Non ci si dondola sul seggiolone o la sedia. È un gioco troppo pericoloso. Non si cambia posto durante il corso del pasto. Non ci si alza da tavola trecento volte. Se ci si deve sgranchire le gambe, si chiede a mamma o papà di fare due passi insieme in giardino. Se si deve andare in bagno, un genitore accompagna il piccolo e supervisiona tutte le fasi compreso il lavaggio delle manine e l’asciugatura. Si torna a tavola camminando.
- I camerieri del ristorante si ringraziano quando ci portano i piatti, e si salutano quando si arriva e quando si va via. Se il cuoco si affaccia in sala, lo si complimenta per una pietanza che è piaciuta particolarmente.
- Non si gioca con i cibi nel piatto, con la saliera, bustine di zucchero, stuzzicadenti, oliera e bottiglie: devono poterli usare tutti a tavola. Non sono giocattoli.
- Non si parla o si ride a bocca piena. Anziché giocare la carta del bon ton (che per i bambini è un concetto difficile da capire) i genitori possono informare che farlo è molto pericoloso, perché si rischia il soffocamento. Lo stesso, il genitore premuroso farà del sorbire rumorosamente il brodo una conversazione su come in alcune culture è ammesso e anzi, consigliato, mentre in altre è molto cringe.
- No baby-sitter digitale. Quando si mangia insieme al ristorante, l’elettronica si tiene spenta. Per distrarre bambini irritati da stanchezza o noia (o semplicemente per farli stare zitti) la peggior forma di pigrizia e di cattiva educazione da parte dei genitori è farli giocare a tavola con dispositivi come videogame, smartphone o tablet.
- Gestire lacrime e strilli. Se un bambino piange al ristorante spesso è perché è stanco. Alle undici di sera il ristorante è davvero il luogo migliore per un bambino? Novantanove volte su cento, se i bambini piangono a squarciagola al ristorante, non è colpa loro. Obbligare un bambino a un pranzo interminabile è una crudeltà. La sera dopo il loro abituale orario della nanna, i bambini, anziché al ristorante, dovrebbero essere a letto a dormire, dopo una favola letta sottovoce e una coccola.