Il calcio femminile è noioso. Vuoi mettere con Totti, Maradona, le botte a fine derby, fronte contro fronte, a testate come i cervi. E poi, chi rinuncia a quella dittatura delle partite di calcio maschile al bar? Già, vi siete presi pure quelli. I bar dello sport, tra i luoghi più respingenti che ci siano per una donna. Ma mettetevi l'anima in pace: dall'altra parte del mondo le cose stanno iniziando a cambiare. E, col dovuto ritardo, arriveremo anche qui.
La dittatura del calcio maschile nei bar
C’è da dire anche che noi italiani col calcio abbiamo un rapporto malato, morboso. Non c’è tifoseria, solo la fede, che per definizione è cieca. Lo abbiamo eletto sport nazionale, l’unico e solo per cui un intero paese si può fermare: toglieteci tutto, ma non la partita. Che andrebbe anche bene, se non fosse che di attività sportive ne esistono a centinaia, e che a scendere in campo è anche l’altro sesso. Noi donne. Più della metà della popolazione mondiale. E, magari, ci piacerebbe sorseggiare una bella birra guardando delle donne giocare, tanto per cambiare.
Vai da un’altra parte, si potrebbe obiettare. Sì, e dove? In una sala da tè, magari, o in un bel bistrot. Roba da donne, s'intende. E invece no, non cerchiamo un'alternativa qualsiasi: vogliamo proprio un bar dello sport in tutto e per tutto. Pinte di birre e noccioline, esultanza a fine partita, brindisi con i tavoli vicini, inni cantati in coro con un branco di sconosciuti. Patatine fritte e bicchierini d'amaro che volano sul bancone. Vogliamo il pacchetto completo, tranne che per un dettaglio: i calciatori in TV. Un bar dello sport che sia, per una volta, dedicato a noi donne.
Bar fatti a misura d'uomo
Esagerata. Potrà sembrarvi una richiesta assurda, ma un tempo neanche troppo lontano tutti i bar erano luoghi esclusivamente maschili. Locali pensati dagli uomini per altri uomini. Una donna che desiderasse prendere un caffè sola al bancone non era ben vista. Non parliamo di secoli fa, ma solo di qualche decina di anni, quando tutto questo era considerato «normale». Proprio come oggi è normale non avere un pub che trasmetta calcio e rugby femminile a tutto spiano.
Negli Stati Uniti, intanto, qualcuna ci sta provando (e riuscendo con successo). A Bar of Their Own è il bar dello sport aperto il 1 marzo 2024 a Minneapolis, creato da Jillian Hiscock, che al sito Eater ha dichiarato: «Ero stanca di sentirmi sempre di troppo quando andavo negli spazi pubblici a vedere lo sport». Così se l’è creato da sola, il bar dei suoi sogni: «Volevo che le persone come me, appassionate di sport femminili, potessero andare in un posto dove probabilmente la loro squadra del cuore era già in TV».
I bar dello sport femminile negli Stati Uniti
Ci sono poi Watch Me! a Long Beach, California, Althea che sta per aprire a New York, The Other Team che sta cercando dei finanziamenti a Londra: il caso di Hiscock non è isolato, anche se le insegne sono ancora poche. Dal marzo 2023, per esempio, a Salem, Oregon, c’è Icarus Wings and Things, mentre Peaches a Toronto, Ontario, ha aperto alla fine del 2022. Sono locali che trasmettono sport femminili, o alle volte entrambe le tipologie, come Parlor Sports a Somerville, Massachusetts, che dà risalto alle donne includendo anche gli sport maschili, così come Whiskey Girl Tavern a Chicago.
I mancati finanziamenti alle donne in carriera
Pioniere in questo senso è stato The Sports Bra a Portland, Oregon, che ha aperto i battenti nell’aprile 2022 raccogliendo il favore del pubblico. La titolare, Jenny Nguyen, ha ottenuto un milione in soli otto mesi dall’apertura. In un settore critico come quello della ristorazione, dove i primi anni ci si limita a rientrare delle spese, casi simili dimostrano quanto potenziale ci sia in questo format.
Ma, stando a quanto riportato da Eater, gli investitori non sembrano comprenderlo: sia Nguyen che Jen Barnes, proprietaria del pub Rough and Tumble di Seattle (aperto a dicembre 2022), si sono viste negare i prestiti della Small Business Association, agenzia statunitense per le piccole imprese. Hanno dovuto così puntare sul crowdfunding e chiedere l’aiuto della comunità. Una sorte toccata anche a Hiscock a Minneapolis, che ha raccolto più di 200mila dollari in 75 giorni.
Il bar di cui abbiamo bisogno
Gli sport femminili, comunque, occupano ancora un piccolissimo spazio in TV, dettaglio che costringe i vari pub a trasmettere più volte le stesse partite o trovare altre forme di intrattenimento. Alle tifose, però, non sembra dispiacere: l'esigenza di avere spazi inclusivi era talmente forte da oscurare qualsiasi piccolo difetto. Come ha raccontato Hiscock: «Le donne guardano la loro squadra senza quella cultura mascolina tossica che è spesso dilagante in un bar dello sport. Vengono per vedere il calcio, poi restano anche per il football. È un qualcosa di incredibilmente speciale». Speciale lo è sicuro, speriamo diventi anche comune.