Con il XXI secolo obesità e sovrappeso hanno assunto dimensioni epidemiche. Un rapporto dell’ Organizzazione mondiale della sanità del 2022 denuncia il trend con numeri preoccupanti: il 59% degli adulti europei e quasi un bambino su tre è in sovrappeso e affetto da obesità, condizioni che aumentano sensibilmente il rischio per le persone di sviluppare malattie di vario tipo (tumori inclusi) e che di conseguenza innalzano il tasso di mortalità. Un problema che ha investito negli ultimi anni molti paesi tra cui il Regno Unito. In particolare, dopo la pandemia, il paese ha dovuto prendere atto di come la patologia si sia diffusa con più insistenza fra i più piccoli.
Così, a partire dal 2021, diversi provvedimenti sono stati adottati per far fronte alla dilagante piaga dell'obesità infantile. In questo quadro, dopo la città di Londra, anche le aree di Brighton e Hove hanno deciso di usare il pugno di ferro: vietare le pubblicità di junk food non solo presso le fermate dei mezzi pubblici e sui taxi, ma anche in prossimità di luoghi dedicati alle attività di bambini e adolescenti.
"Banning" junk food
La misura restrittiva del consiglio comunale dell’East Sussex, proprio di entrambe le cittadine, incide nello specifico sulle pubblicità di tutti gli alimenti o bevande che contengano elevate quantità di grassi, sale e zucchero. Per la precisione, il divieto (ban in inglese) prevede che d’ora in avanti non potranno più sussistere cartelloni pubblicitari o altre forme di “affissione” nelle vicinanze di scuole, parchi, giardini, impianti sportivi e ambulatori pediatrici che promuovano junk food, cioè cibo spazzatura, il cui consumo rientra appunto fra le cause di obesità e sovrappeso. Una decisione, quella delle autorità, arrivata in seguito agli ultimi dati riportati dalla regione sull’obesità infantile: nel 2023, in diverse scuole, addirittura un bambino (o ragazzo) su due sarebbe obeso o in sovrappeso.
Efficacia e impatto del divieto
Chiaramente, sebbene la misura stabilisca che ogni campagna promozionale cessi entro marzo, bisognerà attendere un po’ di tempo prima che réclame di questo tipo diventino un lontano ricordo. Una proiezione che si spiega con il fatto che non poche società e ristoranti hanno stipulato accordi commerciali la cui scadenza è prevista non prima del 2026. Il provvedimento però a lungo raggio può rivelarsi cruciale; la stessa OMS, per risolvere la “piaga” alimentare, invita a seguire questa strada visto che le statistiche confermano ampiamente come il calo dei consumi di alimenti ultra-processati sia correlato alla rimozione delle relative campagne pubblicitarie.
Allo stesso tempo, il divieto potrebbe incidere anche sulle casse pubbliche. Un’evenienza che preoccupa non poco alcune frange politiche. A partire dalle varie opposizioni. Possibilità però che verrebbe grossomodo smentita da quanto già avvenuto a Londra, città in cui il bilancio non sembrerebbe aver sofferto per il fatto che gli spazi pubblicitari alla fine son stati comunque acquistati da società che operano in altri segmenti di mercato. Di certo, gli introiti delle municipalità derivanti dal mondo “ultra processato” non sono irrisori. Infatti, giusto per fare degli esempi, Brighton e Hove solo dai bus ricavano all’anno circa 348 000 sterline e un terzo di questi proventi derivano solo dall’industria del cibo spazzatura. Con il dato che, nel giro di due anni, con la nuova misura i due comuni potrebbero perdere 220 000 sterline. Il timore di alcune political parties poi è che la conseguente riduzione delle entrate possa avere un impatto sulla qualità dei trasporti.
Ad ogni modo, non va trascurato che, anche se vi fossero meno introiti a favore dei comuni (in virtù del divieto di pubblicità di cibo spazzatura), questi potrebbero essere agevolmente compensati da minori spese a carico del servizio sanitario nazionale: non gravano sul pubblico i bambini normopeso, meno inclini a sviluppare patologie correlate all'obesità. Alla fine, la ratio alla base di tale regolamentazione restrittiva non sembra tanto diversa da quella diretta a disincentivare il fumo. E, nel Regno Unito, si augurano che produca ben altri risultati.