La fine di un'èra: il bagno di Starbucks sarà solo per i clienti. Così si chiude il modello amato dai Millennials

20 Gen 2025, 15:58 | a cura di
Dal 27 gennaio per utilizzare i bagni e sostare in caffetteria sarà necessario consumare, un cambio di rotta netto da quella politica libertaria istituita nel 2018 che stabiliva come i punti vendita della sirena verde fossero aperti a tutti quelli che volevano entrarci, clienti e non

È la fine di un’epoca, un modo di stare al mondo, un mito? Certo c’è da riflettere sull’annuncio fatto da Starbucks, la catena da oltre 40mila caffetterie in 85 Paesi diventata famosa come il luogo dove, ovunque tu fossi nel mondo, potevi entrare, usufruire di un vitale Wi-Fi, sederti a lavorare, chattare, farti i fatti tuoi tra tavolini di legno chiaro e musica se non underground, quanto meno passabile. Era il modello Starbucks, amato dai Millennials dai lavori precari e dal viaggio low cost facile. Ora la catena di Seattle ha detto basta: dal 27 gennaio per utilizzare i bagni e sostare in caffetteria sarà necessario consumare. Un cambio di rotta netto da quella politica libertaria istituita nel 2018 che stabiliva come i punti vendita della sirena verde fossero aperti a tutti quelli che volevano entrarci, clienti e non.

Crisi di immagine?

A molti era sembrata una mossa di marketing compensativo, lanciata a ridosso di un fattaccio in odor di razzismo avvenuto in un punto vendita di Philadelphia, dove due afroamericani che sostavano aspettando un terzo per un incontro di lavoro furono arrestati dopo che un dipendente, dopo aver loro rifiutato l’uso del bagno perché non avevano consumato nulla, aveva chiamato la polizia. Ora il nuovo codice di condotta stabilisce nero su bianco, oltre al do ut des che apre le porte ai soli clienti, altre regole: vietati «comportamenti discriminatori, molestie, fumo e accattonaggio». E chi sgarra sarà accompagnato alla porta, ma i solerti baristi potranno anche ricorrere all’aiuto delle forze dell’ordine.

Obiettivo, dichiarato, è quello di «creare un ambiente migliore per tutti»,  leggi i clienti paganti, come ha dichiarato la portavoce della compagnia Jaci Anderson al New York Times. In effetti ormai da qualche tempo in giro per il mondo capitava che quei bagni lasciassero a desiderare, o a volte erano proprio chiusi specie nei luoghi più turistici (penso a quelli di Berlino presso la Porta di Brandeburgo) e insomma non sempre erano all’altezza delle aspettative.

La mossa, decisa con la regia del nuovo Ceo Brian Niccol, arriva in un momento di crisi per la compagnia, che vede vendite e prezzo delle azioni in calo, lavoratori in rivolta che si sono finalmente uniti in sindacato negli Stati Uniti e boicottaggio per le presunte complicità con Israele nella guerra a Gaza – smentite dalla compagnia stessa.

E ora il modello è davvero italiano

Alle nostre orecchie e abitudine italiche però non suonerà certo strano questo nuovo corso. Il rapporto tra bar, bagno e caffè è un grande classico che fa parte dei nostri usi e costumi, come il salto della coda e il cappuccino a colazione e mai a cena. Quante volte vi sarà capitato di avere avuto bisogno urgente di un bagno mentre siete in giro per compere o commissioni e, come unica e ovvia risorsa, siete entrati in un bar, avete ordinato un caffè e chiesto dov’era la toilette (invariabilmente, in fondo a destra)? Semplice e lineare nel Paese dai 132mila bar, praticamente privo di bagni pubblici e dove una tazzina di caffè costa meno di una bottiglietta d’acqua.

Quanto questa usanza contribuisca al consumo di quelle 95 milioni di tazzine consumate ogni giorno al bar nel Belpaese non è dato sapere, e nemmeno quanto questa consuetudine abbia contribuito a svilire la nobiltà della nera bevanda che tutti vogliono ma pochi conoscono. Resta il fatto che il business è business. E se il fondatore di Starbucks Howard Schultz ha più volte ribadito come l’idea di creare la catena di caffetterie gli sia venuta agli inizi degli anni ’70 proprio frequentando in un viaggio in Italia i nostri bar, ora, cinquant’anni dopo, oltre all'offerta di caffè espresso e cappuccini e al legame tra caffè e socializzazione, la compagnia della sirena abbraccia un'altra legge del bar italiano: una regola di solito che non è nemmeno necessario esplicitare, ma che in certi casi è invece vergata a pennarello in un foglio appeso alla porta, o di fianco alla cassa, che con varie formule e forme recita la stessa sostanza: vuoi il bagno? Pagati un caffè.

Foto Foto Lingchor su Unsplash, Starbucks, Bertrand Borie su Unsplash  

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