La tendenza dei consumatori ad allontanarsi dai rossi strutturati è ormai fenomeno globale di cui avevamo già parlato poco tempo fa riferendoci alla Francia e al suo surplus di vino. Non va meglio in Australia dove l'eccesso di offerta globale di vino rosso sta portando i viticoltori a cambiare varietà, allontanandosi dallo Shiraz e dal Cabernet Sauvignon. A questo si aggiunge la disputa commerciale con la Cina che dal 2020 ha imposto una forte tassazione sui vini australiani bloccando così il mercato. Un export non proprio marginale dato che si trattava del più grande mercato di esportazione per il settore, con vendite che superavano gli 1,2 miliardi di dollari all’anno.
La chiusura cinese come ritorsione diplomatica e i nuovi sviluppi
Ed è proprio a causa del mancato export con la Cina che si è creato questo surplus di vino rosso, una problematica sorta non per questioni prettamente commerciali, ma per motivi diplomatici. E non è bastato l'aumento di vendite nel resto del sud est asiatico per compensare le perdite, dato che a livello di numeri non è nulla che possa sostituire il mercato cinese nel breve termine. Per fortuna la questione sembra in via di risoluzione tanto che pochi giorni fa il primo ministro australiano Anthony Albanese ha dichiarato che la Cina ha accettato di accelerare la revisione dei dazi sulle importazioni di vino. "Si tratta di un altro passo molto positivo verso l'abolizione dei dazi sull'importazione del vino, che vedrebbe la ripresa delle esportazioni di vino australiano verso la Cina. Negli ultimi anni è stato un periodo molto difficile per i viticoltori e i produttori di vino australiani, a causa della perdita della Cina come nostro principale partner commerciale. Il processo di revisione da parte del governo cinese dovrebbe durare cinque mesi.", ha dichiarato Lee McLean, amministratore delegato di Australian Grape & Wine.
Non si salvano neanche le regioni vinicole "premium"
Mentre l’impatto dell’eccesso di offerta si fa sentire in modo più pesante nelle regioni interne che producono la maggior parte del vino commerciale australiano, le aree di coltivazione dello Shiraz premium, inclusa la Barossa Valley nel South Australia, non sono immuni da questa tendenza. Il problema è che ci sono molte aziende vinicole che non hanno più la capacità di acquistare uva agli stessi prezzi o volumi di come facevano in passato. Ma questo ha anche portato ad altre opportunità per i piccoli viticoltori come quella di sperimentare altre varietà per soddisfare le mutevoli tendenze dei consumatori. Alcuni di questi produttori stanno cercando altri modi di produrre vino e per qualcuno una delle vie d'uscita dalla crisi potrebbe essere il vino analcolico di cui si sta notando un incremento nella produzione.
I viticoltori dicono addio ai vitigni francesi
In questo contesto di surplus e di incertezze legate alla politica, ai mercati e al clima, sta cambiando anche l'approccio dei viticoltori nelle varie aree di produzione del paese. Mentre alcune regioni vinicole dal clima più fresco in questa annata stanno sperimentando una carenza di uva, le aziende vinicole delle grandi aree interne e più calde hanno una quantità eccessiva di vino rosso, soprattutto delle varietà Shiraz e Cabernet che, in Australia, rappresentano quasi un terzo della produzione di uva da vino. Per staccarsi dalla "dipendenza" da questi vitigni i viticoltori stanno aumentando innesti e impianti di rossi più leggeri e bianchi, per cercare di offrire qualcosa di nuovo ai consumatori. Nel sud del paese, a cui si deve più della metà della produzione nazionale, lo Shiraz è stata la varietà dominante nei 323 ettari di nuovi vitigni piantati. Ma, a quanto sembra, le cose stanno cambiando tanto che il nostro famoso Fiano, poco conosciuto agli antipodi, sarà piantato su larga scala con molti produttori già interessati a portare in Australia la sua accattivante trama aromatica.