Fattori climatici avversi. Calo dei consumi. Domanda debole. Mettiamoci pure la speculazione. Sono diverse le cause dell’aumento dei prezzi nel settore dei prodotti agroalimentari, in particolare di quelli ortofrutticoli freschi. Aumenti che i mercati, all’ingrosso e al dettaglio, pur riducendo i margini di guadagno, non riescono ad assorbire. Sicuramente il cambiamento climatico è la madre di tutte le cause, una risposta buona per tutte le occasioni e per tutti gli alimenti in caso di crescita dei costi e di diminuzione della produzione, qualcosa che esce dallo straordinario e con il quale dover ormai fare i conti.
La “classifica” dei 10 prodotti ortofrutticoli con un maggiore aumento dei prezzi negli ultimi mesi del 2023
Abbiamo chiesto a Italmercati e all’Istat quali sono i prodotti che negli ultimi mesi hanno subito il maggior aumento dei prezzi. Ecco una tabella con i 10 alimenti ortofrutticoli freschi più colpiti.
La situazione climatica 2023 (e altre calamità) prodotto per prodotto
«Negli ultimi mesi del 2023, il clima insolitamente caldo e gli effetti del maltempo della primavera scorsa hanno condizionato alcune produzioni» fanno sapere dal Car, Centro Agroalimentare Roma, il primo in Italia e uno dei principali in Europa. «Questo ha portato a un incremento a livello nazionale dei prezzi all’ingrosso di alcuni prodotti ortofrutticoli più sensibili ai cambiamenti climatici. Il caldo prolungato ha causato forti ritardi nella semina di prodotti come zucchine, cavolfiore, lattuga cappuccio e melanzane, mentre l’arrivo improvviso delle temperature fredde ne ha rallentato notevolmente la produzione».
Per questi motivi, tra ottobre e dicembre 2023, abbiamo assistito a un incremento di prezzo di circa il 105% per le zucchine, del 53% per il cavolfiore bianco e del 96% per le melanzane. Situazione complicata anche per le pere, che hanno subito una riduzione nella produzione a causa del maltempo primaverile e dell'influenza della cimice asiatica. Problemi fitosanitari anche per l'uva da tavola: l’estate piovosa, che ha caratterizzato specialmente la Puglia, ha portato alla proliferazione di fughi che hanno pesantemente intaccato la produzione, e ciò si riflette su un incremento di prezzo di oltre il 40% tra ottobre e dicembre 2023. Il clima instabile e il ritardo nella produzione non hanno risparmiato neppure le arance, in particolar modo quelle di origine spagnola, che nell’arco del solo mese di dicembre hanno subito un incremento di prezzo dell’8% (del 13,6% secondo i dati forniti dall’Istat rilevati nel novembre 2023, ndr). Incremento del 9% anche per le mele, dovuto in questo in caso a una elevatissima domanda a livello mondiale destinata ad aumentare.
La riflessione del presidente di Italmercati
In inverno si può – anzi, si dovrebbe – fare a meno delle zucchine, il cui periodo di produzione è luglio. Ma è impossibile rinunciare alle arance e al cavolfiore – tanto per citare i due prodotti ortofrutticoli più colpiti dall’inflazione – non solo perché la loro stagione è nei mesi freddi, ma soprattutto perché sono amici della salute oltreché del gusto.
«Il nostro patrimonio ortofrutticolo italiano è un tesoro inestimabile, e ogni stagione rileva la ricchezza di prodotti che abbiamo a disposizione – commenta Fabio Massimo Pallottini, presidente di Italmercati e direttore generale del CAR –. In un contesto in cui le sfide metereologiche incidono sempre più sul costo di frutta e verdura, consiglio di non rinunciare al cibo fresco e freschissimo e a seguire un'alimentazione salutare. I mercati rionali e i mercati all’ingrosso garantiscono prodotti sicuri e di alta qualità e rappresentano, anche dal punto di vista economico, il luogo della competizione, quindi maggiormente conveniente per i consumatori. Mi preme, infine evidenziare, che le rilevanti variazioni percentuali sono in realtà incrementi modesti se li consideriamo in valore assoluto, trattandosi di prodotti indispensabili per la nostra alimentazione».