È durata pochi giorni la possibile corsa dell’immunologa Antonella Viola alla guida della regione Veneto per il Partito Democratico. A sciogliere il riserbo è stata, proprio poche ore fa, la scienziata con un video messaggio sui suoi social. «Sono onorata della proposta – ha detto Viola – Ho studiato, vivo e lavoro in Veneto. Sarebbe stato bello restituire quello che ho ricevuto in questa regione, ma alla fine il tema è sempre lo stesso: sarebbe un mestiere diverso. E credo di poter comunque restituire tanto attraverso la ricerca scientifica». Così l’immunologa ha rifiutato l’offerta, aggiungendo che per uno scienziato è fondamentale mantenere l’autonomia. Motivo per cui non è iscritta a nessun partito politico.
Le sue parole costringono i Dem a trovare un nuovo candidato per la presidenza della regione, ma soprattutto fanno tirare un sospiro di sollievo a tutto il settore vino della regione. Viola è, infatti, conosciuta come la paladina del salutismo. È nota la sua battaglia contro il vino a fianco dell’Oms: negli anni più difficili per il settore, in cui dall’Europa soffiavano venti di proibizionismo (accompagnati da fughe in avanti sugli alert in etichetta), l’immunologa non aveva risparmiato colpi al settore: «L’alcol è un cancerogeno. Non c’è una dose sicura: come per le sigarette, la dose sicura è zero!». Per poi spingersi anche oltre: «Le persone che bevono da uno a due bicchieri di bevande alcoliche al giorno hanno un volume del cervello inferiore».
Diciamolo pure: in una regione orfana del popolarissimo Luca Zaia – dopo che la consulta ha bocciato il terzo mandato – per il Pd candidare Viola sarebbe stata un’operazione kamikaze. O meglio, l’ennesima mossa per far vincere l’avversario sul grande scacchiere politico. Il Veneto è, infatti, la prima regione in Italia per produzione (oltre 11 milioni di ettolitri) ed esportazione di vino (il 36% della quota nazionale), con il Prosecco che da solo all’estero raggiunge quota 1,82 miliardi di euro
Il punto, quindi, non è tanto capire perché Viola abbia rifiutato la candidatura, ma capire come sia venuto in mente al Pd di candidare la scienziata no wine proprio nella regione roccaforte della viticoltura. Spiccato senso dell’ironia?
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