Il buon senso ha accompagnato il Commissario europeo per la Salute e la politica dei consumatori, Olivér Várhelyi, che lunedì 7 aprile ha preso parte al Vinitaly. Buon senso sul tema vino e salute, sul bere moderato, sul ruolo del vino nella dieta mediterranea, sulla posizione dell’Italia definita un «ottimo esempio» di strategia nella comunicazione ai consumatori e nel corretto approccio a un alimento come il vino, ricco di storia, cultura e, allo stesso tempo, portatore di benefici nutrizionali se consumato in giuste quantità, come ribadito dal recente summit del Wine information council, a Roma.
Eppure Várhelyi fa parte di quella Commissione europea che, tramite la Dg Santé, sembra guardare con sospetto al vino, seguendo la linea da più parti considerata oltranzista dell’Organizzazione mondiale della salute sul concetto di “no safe level” per l’alcol (ovvero, nessuna quantità di alcol è sicura), con tutte le temute conseguenze per il settore vitivinicolo (dalla promozione all’etichettatura alla fiscalità sugli alcolici). Invece, incontrando il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, nel corso del convegno del Masaf su Prospettive settore vino, la sua importanza in una dieta salutare ed equilibrata e come elemento portante del patrimonio culturale-alimentare europeo, il neo commissario europeo – sollecitato dal ministro a far sì che il vino non sia demonizzato – ha sorpreso un po’ tutti. Positivamente.
Tre punti, tre domande e un pizzico di ironia. Primo punto: nel suo intervento, Várhelyi ha messo l’accento sull’importanza di garantire ai cittadini le informazioni necessarie per compiere «scelte consapevoli» che sostengano la loro salute. «Non solo è fondamentale adottare buone politiche – ha dichiarato – ma anche riuscire a influenzare positivamente i comportamenti delle persone. E l’Italia è un ottimo esempio». Domanda: come mai un’Italia così virtuosa non è presa a modello a cui far tendere i Paesi Ue meno virtuosi? Secondo punto. «Scegliere se consumare o meno un bicchiere di vino con un pasto – ha sottolineato il commissario ungherese – è una decisione personale, ma non possiamo dimenticare che il vino può far parte di un’alimentazione equilibrata». Altra domanda: è avvenuta forse una conversione miracolosa?
Terzo punto. «Sappiamo bene – sono le parole di Várhelyi riportate da Vinitaly – che l’assunzione di alcol può essere legata all’insorgenza di malattie non trasmissibili. Tuttavia, i dati ci mostrano che, se il consumo avviene con moderazione, all’interno di uno stile di vita sano, non ostacola la longevità». E poi la conclusione: «Quando parliamo di vino, non ci riferiamo solo all’alcol: parliamo di un prodotto unico, che può avere anche effetti positivi, ad esempio sul microbiota». Terza e ultima domanda: cosa hanno dato da bere al commissario?
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