Il consiglio regionale della Puglia ha vietato per i prossimi tre anni la pesca – sia professionale che sportiva – dei ricci di mare. Un provvedimento introdotto per salvaguardare la specie, che rischia di scomparire dal mare pugliese, dove vivono due tipologie: il riccio femmina – il cui nome tecnico è Paracentrotus lividus – che è protagonista nelle tavole in piatti tipici come gli spaghetti con i ricci e viene assaporato anche crudo, e l’Arbacia lixula, più scuro e non commestibile. La legge approvata (quasi all’unanimità con 49 voti favorevoli e 2 contrari) dal consiglio regionale pugliese è stata presentata dal consigliere Paolo Pagliaro, che ha commentato: “È un fermo necessario, anzi indispensabile, per non perdere definitivamente questa specie ormai decimata e a rischio estinzione, e per darle il tempo di riprodursi”.
Una delle cause che ha portato al divieto è la costante evoluzione delle metodologie di pesca dei ricci, che fino a qualche tempo fa venivano prelevati solo dalle zone poco profonde, mentre negli ultimi anni vengono sottratti dalle zone più impervie con attrezzature subacquee e immersioni, una pratica che sta mettendo a repentaglio la loro presenza nei mari: “Il fermo pesca è un passo decisivo per bloccare il prelievo massiccio dei ricci di mare, anche al di sotto della misura minima consentita per legge di sette centimetri di diametro” – ha spiegato Pagliaro, riferendosi a una delle leggi già esistenti per proteggere la specie, che tuttavia non è bastata a rallentare il fenomeno – “Non c’è più tempo da perdere: se cinquant’anni fa si potevano contare fino a dieci esemplari per metro quadrato nelle secche marine, oggi sono rarissimi e spesso di dimensioni inferiori a quelle consentite per il prelievo”.
Non è la prima volta che la Puglia interviene per provare a regolamentare il fenomeno: dal 1995, a seguito di uno studio del laboratorio di biologia marina di Bari, è stato istituito un fermo biologico, ovvero un periodo in cui la pesca viene fermata per permettere ai ricci di riprodursi, nei mesi di maggio e giugno. A distanza di quasi trent’anni è evidente che questo tipo di regolamentazione non è stata sufficiente e così il consiglio regionale ha bloccato del tutto la pesca, istituendo un fermo biologico di almeno tre anni, ovvero fino al 30 aprile 2025. C’è un precedente simile che non si è concluso positivamente, quello della Sardegna, dove nel 2021 era stata approvata una legge che vietava la pesca dei ricci. Tuttavia, a seguito delle proteste dei pescatori, a un anno di distanza dal provvedimento, il consiglio regionale è tornato sui propri passi e ha riaperto la pesca nei mari sardi, che è permessa dal 1° dicembre al 30 aprile, dal mercoledì al sabato, dalle 6 alle 13.
Nonostante la presenza della legge del 1995, che tra le altre cose limitava il numero di esemplari prelevabili – cinquanta per la pesca amatoriale e mille per la pesca professionale destinata alla vendita – i pescatori abusivi hanno razziato i fondali pugliesi. Negli ultimi anni sono stati sequestrati numerosi ricci illegali venduti nei ristoranti e sono state organizzate diverse operazioni dalla capitaneria di porto, ma i controlli per combattere il fenomeno si sono rilevati abbastanza inefficaci. “Resta il rammarico per l’assenza di finanziamento per la seconda parte della legge, che prevede azioni di monitoraggio del rinascimento dei fondali” ha commentato il consigliere Pagliaro “Eppure si tratta di un provvedimento che riguarda l’intera regione e che avrebbe dovuto avere una corsia preferenziale in bilancio. Confidiamo che siano stanziati almeno i fondi per la campagna di comunicazione e sensibilizzazione necessaria per informare i cittadini sullo stop alla pesca”.
Il provvedimento non ha conseguenze dirette per i ristoratori, che possono continuare a servire nei loro locali ricci di importazione, regolarmente certificati, che solitamente provengono da Spagna, Grecia, Portogallo, Croazia, Albania e a volte anche Cile. Pagliaro ha anche presentato una mozione per stanziare dei fondi per indennizzare i pescatori: “Si tratta di un intervento urgente e necessario, tanto quanto lo stop al prelievo dei ricci di mare. Il provvedimento” ha spiegato “prevedeva specifici capitoli di spesa per gli indennizzi ai pescatori con licenza, per tutta la durata dello stop alla pesca”.
a cura di Maurizio Gaddi
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