«Proprio l’Italia, la Nazione che più di ogni altra è famosa per la sua arte culinaria, non ha mai ritenuto di dover rendere il giusto merito a chi fa grande quest’arte, a chi la esporta, a chi di fatto costruisce un pezzo fondamentale della nostra reputazione e ci garantisce quell’ammirazione che il mondo intero ci tributa», così è intervenuta il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni alla cerimonia di premiazione ai Maestri dell’arte della cucina italiana, nel corso della quale sono stati premiati da Iginio Massari (Maestro dell’arte della pasticceria italiana) a Massimo Bottura (per l’arte della cucina italiana). Tra gli otto premiati anche Carlotta Fabbri, nominata Maestro dell’arte della gelateria italiana.
Non c’è dubbio che Fabbri sia un nome assai noto: il prodotto simbolo di questa secolare azienda emiliana sono le amarene sotto sciroppo, nel tipico vaso di ceramica con i decori blu (dichiarato “inimitabile” da una sentenza), frutto di un’idea del fondatore Gennaro Fabbri, spesso usate come guarnizione sui gelati. Ma Fabbri non si rivolge solo ai consumatori, parte del suo business è rivolto ai professionisti, compresi i gelatieri. Basta navigare nel sito per farsi un’idea dei prodotti proposti, dalla pasta di nocciole italiane, ai prodotti ready to use ai vari gusti, alle basi per gelati. Carlotta Fabbri, quinta generazione, dal 2023 al timone del brand, in occasione della cerimonia ha dichiarato come il premio fosse destinato «a tutta la filiera del gelato artigianale italiano».
Un intento di condivisione che non è servito a placare gli animi di alcuni dei più bravi gelatieri d’Italia. «Senza alcun dubbio Fabbri è un’azienda storica nel mondo del gelato, ma non ha alcun senso dare un premio che dovrebbe certificare la maestria artigianale a chi si occupa di marketing all’interno di un industria di semi lavorati», dichiara Gianfrancesco Cutelli. «Se l’idea di Massari era quella di riproporre il titolo di MOF francese il risultato è assai deludente. Se avessimo attribuito il premio per la cucina a Barilla invece cha a Bottura? O quello per la pizza a Galbani anziché a Pepe?», si domanda Cutelli.
Dello stesso parere Peppe Flamingo: «Quando dico che il gelato artigianale non esiste vengo spesso attaccato, insultato e diffamato, però poi succede che vengano premiati otto maestri del cibo italiano, e mentre in ogni categoria spiccano maestri più o meno illustri, per l’arte della gelateria premiano la responsabile marketing di Fabbri. Per farvi capire, è come se al posto di un pizzaiolo avessero premiato Buitoni o Cameo specializzati in pizze surgelate».
Rincara la dose Flamingo: «I gelatieri artigiani sono considerati ormai una macchietta, il cliente finale pensa che tutti usino solo basi pronte. E chi ha assegnato questo premio ha probabilmente pensato che tanto valeva consegnarlo a chi le produce queste buste e non a chi le taglia! Ma la colpa di tutto questo è soprattutto di noi gelatieri che da 50 anni nascondiamo la polvere sotto il tappeto senza mai dire le cose come stanno per il timore di offendere chi lavora in maniera semplice. Fin quando non si crea un marchio di tutela non si andrà da nessuna parte».
Dello stesso parere Stefano Ferrara: «In questo premio c’è tutto il senso di non essere rappresentati e poi tutti banalizzano troppo il nostro lavoro: latte, panna, zucchero e il gelato è fatto! Non è così, una gelateria non dovrebbe poter essere aperta da chiunque, mentre in questo momento è fattibile. Un meccanico non lavora più? Può aprire una gelateria, tanto ci sarà sempre un’azienda pronta a mandare un tecnico e una pedana di buste e paste. Per questo sono uscito dalla logica artigianale e naturale, per questo ho voluto un laboratorio di livello. Vorrei ci fosse più dignità per il nostro lavoro», auspica Ferrara, che però ammette: «Noi come categoria non siamo stati e non siamo in grado di fare gruppo». Ce ne siamo, purtroppo, accorti.
E chi avrebbero dovuto premiare? «Avrebbero avuto solo l’imbarazzo della scelta. Senza essere esaustivo ma solo per indicare i primi che mi vengono in mente: Angelo Grasso, Antonio Cappadonia, Paolo Brunelli, Sergio Dondoli, Giancarlo Timballo, Palmiro Bruschi, Cinzia Otri, Silvana Vivoli, Fassi, Lucia Sapia, Alfio Tarateta, Roberto Lobrano, Arnaldo Conforto, Gianluca Valli…», suggerisce Cutelli. «Sicuramente avrebbe avuto molto più senso dare il premio a un piccolo e magari sconosciuto artigiano nelle Madonie che a Carlotta Fabbri».
«Resto incredulo, meravigliato, imbarazzato, senza parole per una decisione che definisco una assoluta gaffe da parte delle Istituzioni e della stessa rappresentante della famiglia Fabbri che avrebbe dovuto farsi sorgere più di un dubbio sulla scelta di assegnarle un riconoscimento come “Maestro Gelatiere”», aggiunge Antonio Cappadonia, nominato da molti colleghi come possibile premiato. «L’arte della gelateria è ben altra cosa rispetto a occuparsi di marketing. Sono fermamente convinto che alcuni criteri di valutazione per l’avvenire dovranno essere necessariamente cambiati al fine di valorizzare compiutamente il lavoro svolto nelle diverse categorie».
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