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"Buttare il cibo è vergognoso, un affronto ai poveri". Addio a Francesco, il Papa che condannava gli sprechi alimentari

Bergoglio è stato uno dei Pontefici più attenti al tema del cibo, stigmatizzando a più riprese le cattive abitudini a tavola

  • 21 Aprile, 2025

«Il cibo che buttiamo nella spazzatura lo strappiamo ingiustamente dalle mani di quanti ne sono privi. Di quanti hanno diritto al pane quotidiano in virtù della loro inviolabile dignità umana». Lo scriveva Papa Francesco in un messaggio inviato nel 2023 al direttore generale della Fao Qu Dongyu. Era la Giornata Internazionale della consapevolezza sugli sprechi e le perdite alimentari e in quell’occasione, come in altre, il Papa ha condannato lo spreco di cibo, una pratica che tutti i giorni si ripete silenziosamente nelle case di moltissime famiglie. Nel giorno della sua morte – 21 aprile – lo ricordiamo con le sue parole attente a un tema così importante quanto sottovalutato.

Papa Francesco contro lo spreco di cibo

Nella stessa lettera, letta da monsignor Fernando Chica Arellano, osservatore permanente della Santa Sede presso la FAO, l’IFAD e il PAM, il Papa scriveva: «Quando non si usufruisce debitamente del cibo, o perché si perde o perché si spreca, siamo alla mercé della “cultura dello scarto”, che si traduce in una manifestazione di disinteresse per ciò che ha un valore fondamentale o di attaccamento a ciò che è privo d’importanza. Sapendo che moltitudini di esseri umani non possono accedere a un’alimentazione adeguata o ai modi per procurarsela — essendo questo un diritto fondamentale e prioritario di ogni persona — vedere il cibo gettato nell’immondizia o deteriorato per mancanza dei mezzi necessari per farlo giungere ai suoi destinatari è davvero vergognoso e preoccupante».

Sia la perdita sia lo spreco di cibo, per Francesco, «sono fatti veramente deplorevoli» perché dividono l’umanità «tra quanti hanno troppo e quanti mancano dell’essenziale, perché aumentano le disuguaglianze, generano ingiustizie e negano ai poveri ciò di cui hanno bisogno per vivere in maniera dignitosa». Quella del Papa è stata una condanna costante, in cui ha invitato con forza le istituzioni a fare qualcosa di concreto. «Il grido degli affamati, privati in un modo o nell’altro del pane quotidiano, deve risuonare nei centri dove si prendono le decisioni. E non può essere messo a tacere o soffocato da altri interessi», ha scritto nella stessa lettera. In quell’anno, gli ultimi dati del Rapporto sullo Stato della Sicurezza Alimentare e della Nutrizione nel Mondo (Sofi 2022) rivelavano che nel 2022 il numero delle persone che soffrivano la fame nel nostro pianeta era aumentato significativamente a causa delle molteplici crisi umanitarie.

Il paradosso dell’abbondanza

Ma la lettera del 2023 non è stato il primo spazio di discussione sul tema alimentare. Francesco infatti ne ha parlato anche il 18 maggio 2019 nel Discorso ai membri della Federazione Europea dei Banchi Alimentari, in cui invitò le comunità a «raccogliere per ridistribuire, non produrre per disperdere». Non si è mai stancato di ripeterlo: «Scartare cibo è scartare persone!». Della ridistribuzione delle risorse alimentari, già trent’anni fa ne ha parlato con lungimiranza Giovanni Paolo II: famoso è il discorso pronunciato durante l’apertura della Conferenza Internazionale sulla Nutrizione, 5 dicembre 1992, in cui disse: «Un paradosso continua a causare tutti i giorni conseguenze drammatiche: da un lato siamo impressionati dalle immagini di una parte di umanità condannata a morire di fame a causa di calamità naturali sempre più gravi, di disastri provocati dall’uomo, di ostacoli alla distribuzione delle risorse alimentari; dall’altro assistiamo alla negazione della solidarietà: la distruzione di interi raccolti, le esigenze egoistiche che gli attuali modelli economici comportano, il rifiuto al trasferimento di tecnologie, le condizioni poste alla concessione di aiuti alimentari, anche nel caso in cui l’urgenza è evidente». Tutta la comunità internazionale – sosteneva Papa Wojtyla – deve mobilitarsi per porre fine al deplorevole «paradosso dell’abbondanza».

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