«Il Lago di Garda ha una personalità unica e il mio scopo è raccontarla attraverso i piatti» dice Andrea De Lillo. Classe ’98, De Lillo queste terre le conosce bene: originario di Torbole sul Garda, una mezz’ora circa da Brenzone dove oggi prende in mano la cucina del Nin a un paio di mesi dall’uscita di Terry Giacomello che aveva portato l’attenzione sul ristorante del Belfiore Park Hotel. Un’eredità di peso, che segue una figura ingombrante e mai troppo compresa in Italia come quella di Giacomello, ma lo chef non teme confronti – «la mia è una cucina molto diversa da quella di chi mi ha preceduto» dice – forte di un’esperienza solida e di idee ben chiare, che partono dal territorio del Garda e da lì tornano. Un po’ come ha fatto lo stesso chef che dopo esperienze internazionali ha deciso di fare retro front e rientrare nei luoghi della sua infanzia, passando per esperienze in locali mignon come Vitis (6 tavoli ad Arco di Trento) e prima ancora con un pop up di soli 12 coperti, sempre ad Arco. Passaggi interlocutori ma di grande soddisfazione, necessari per riprendere confidenza con il territorio e i suoi prodotti.
«La mia proposta culinaria sarà un omaggio a questo straordinario territorio, dove si incontrano innovazione, tecnica e passione» spiega ancora De Lillo. Uno che ha collezionato esperienze importanti in alcune delle insegne più importanti al mondo, con chef che fanno del territorio la loro ispirazione e la loro dispensa, come la Francescana in cui Massimo Bottura ha reso celebre la tradizione emiliana nel mondo, la Locanda Margon ai tempi di Alfio Ghezzi, o ancora il Central di Virgilio Martinez, migliore ristorante al mondo nel 2023 ed epicentro di un ecosistema che esplora, studia e cataloga i prodotti e la biodiversità del Perù; il suo percorso l’ha portato anche a Copenaghen, al Relæ di Christian Puglisi (oggi chiuso) dove ha toccato con mano una ristorazione dall’impronta sostenibile, casual, concentrata sull’elaborazione del prodotto del territorio – quale esso sia – di matrice nordica, seppur con accenti nostrani e un approccio autarchico alla cucina, tutto il contrario di quanto fa Paulo Airaudo in Spagna – altra tappa del suo peregrinare – che invece consacra la sua cucina al top del top dei prodotti in circolazione. Una formazione eclettica che oggi torna tutta a disposizione di De Lillo che pesca a piene mani nella zona del Garda, a partire da quei pesci di acqua dolce che è intenzionato a nobilitare come mai prima.
Cinghiale riso kimchi
Nel ristorante vista lago De Lillo propone due menu che esplorano il patrimonio gastronomico locale in libere interpretazioni. E se nel degustazione più breve (Radici, 7 portate, €130) il gioco è quello degli abbinamenti tra pochi elementi per lo più autoctoni, a dare ritmo e armonia, in quello più lungo (Venti e Correnti 9 portate, €150) accanto ai prodotti locali come gli amati pesci di lago come luccio, siluro, sarde lacustri si trovano suggestioni internazionali, preparazioni esotiche come chimichurri, dashi, kimchi, in un gioco di fermentazioni e acidità (come nel caso di Siluro, Leche de tigre, Cipolla) di profondità e piccantezze (come Agnello, Barbabietola, Chimichurri) che danno spigoli e contrappunti decisi per costruire una lettura inedita del territorio. È solo l’inizio, la prima uscita dello chef, ma promette bene.
Ristorante NIN – Brenzone su Garda (VR) – via Giuseppe Zanardelli, 5 – 39 045 7420179 – https://ristorantenin.it/
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