Se fino a pochi anni fa il riso, anzi il risotto, era uno dei simboli della cucina dell’Italia del nord, ormai da una quindicina di anni cuochi e gourmet hanno cominciato ad apprezzarlo e a capirlo anche molto sotto al Po. Ed è cresciuta sia la qualità del prodotto italiano che la quantità di investimenti in risaie, anche al Sud: proprio da qui, dopo la rivoluzione marchesiana, potrebbe venire una seconda giovinezza del riso italiano. In questa nuova vita, il riso diventa un ingrediente da analizzare, conoscere, degustare, aperto anche alle sperimentazioni di cuochi non italiani che da anni vivono e lavorano in Italia e si contaminano continuamente, come Roy Caceres che lega il riso italiano ai suoi ricordi colombiani.
“Sembra facile, parlare di riso, ma in realtà è come affrontare il tema vino: è un mondo che ha tantissimi aspetti diversi e può essere raccontato in mille modi, che ha mille sfumature e identità”, spiega Davide Gramegna, sommelier del riso e fondatore, con l’agronomo Massimo Biloni, di AcquaVerdeRiso, società nata nel 2015 per promuovere la conoscenza e la cultura del riso italiano nel mondo e che ha creato un vero e proprio metodo per la degustazione di questo cereale. Nel mensile Gambero Rosso di ottobre vi raccontiamo la storia e la modernità di questo cereale nato a Oriente e divenuto uno dei simboli del made in Italy agroalimentare e culinario. E vi proponiamo decine di etichette di Carnaroli da trovare presso i produttori e anche al supermercato.
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