L’Unione europea sta preparando due liste di prodotti statunitensi a cui imporre dei dazi dal 15 aprile e un’altra dal 15 maggio, ma l’Italia ha chiesto esplicitamente che in quell’elenco non sia presente il whisky americano, per evitare eventuali e clamorosi rialzi delle tariffe americane sul vino (al 20% dal 2 aprile), che il presidente Donald Trump aveva minacciato di innalzare fino al 200 per cento.
Lo ha spiegato Antonio Tajani, ministro degli Esteri, che lunedì 7 aprile ha partecipato al Consiglio dei ministri europei degli Esteri e del Commercio, a Lussemburgo, e si è collegato con il Vinitaly di Verona. Il Consiglio europeo dovrà scongelare «una vecchia lista» nella quale «riteniamo – ha sottolineato – non debba essere inserito il whisky, che porterebbe a dazi più forti sul nostro vino e noi non vogliamo assolutamente che ciò accada». Lista che dovrebbe essere definita entro martedì 8 aprile.
In questo lasso di tempo, fino al 15 aprile, per il ministro italiano bisogna fare di tutto per dialogare e trattare con gli Stati Uniti: «Mi pare ci sia convergenza anche da parte della Commissione Ue – ha dichiarato durante il collegamento con la fiera di Verona – sulla necessità assoluta di non scatenare una guerra commerciale. La speranza è quella di arrivare a zero dazi Usa e zero Ue, per dar vita a un grande spazio economico libero di mercato Ue-Usa, per favorire la crescita dell’economia».
In questa fase, secondo Tajani, occorre evitare che ogni Stato tratti per sé, l’Europa non può, allo stesso tempo, chinare il capo ma deve mantenere la schiena dritta, consapevole che una guerra commerciale sarebbe «esiziale per le imprese europee e americane».
L’intervento in videoconferenza del ministro Tajani al Vinitaly 2025
Nelle scorse settimane, il ministro aveva incontrato la filiera vitivinicola italiana e le associazioni di categoria, impegnate nel tentativo di stralciare la posizione del vino dall’eventuale contesa con gli Stati Uniti. In particolare, l’Unione italiana vini aveva evidenziato i rischi e la pericolosità di «avvitarsi in una spirale controproducente che vede gli alcolici europei, compreso il vino, esportare per 8 miliardi di euro a fronte di un import degli stessi prodotti per 1,3 miliardi». Attraverso il Maeci, poi, lo stesso Tajani ha presentato un apposito Piano per l’export agroalimentare italiano, che prevede una serie di azioni sui mercati esteri alternativi agli Stati Uniti (tra cui India, Balcani, Sud America, Asia) per numerosi settori dell’economia nazionale.
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