È il Maestro dei maestri in persona, Iginio Massari, che a margine della prima edizione di Dolce Amore, il Festival della Pasticceria Nuziale di Napoli, ci consegna il risultato della sua personale ricerca sul significato più profondo e l’origine della torta nuziale.
“Ubi tu Gaius, ibi ego Gaia”, questa l’antica formula latina “Dove sei, lì sarò anch’io …“. È promettere di mantenere un traguardo che porta lontano. È la realizzazione che gli innamorati con la “promessa manterranno”, è di “convolare a nozze”, perché il matrimonio altro non è che la rappresentazione ed il simbolo dell’unione d’amore tra due persone.
Nelle società occidentali le nozze sono, al contempo, un’istituzione laica e un sacramento religioso, e sono caratterizzate da un insieme di rituali sociali che vengono considerati alla stregua di “promesse pubbliche”.
Dal contratto in Comune, alla cerimonia religiosa, dallo scambio degli anelli al lancio beneaugurale dei confetti o del riso, la cerimonia prosegue con il pranzo, condiviso con amici e parenti, fino a concludersi con il tradizionale taglio della torta, che, nella tradizione, era rotonda.
Nella forma circolare non esistono distinzioni, divisioni, distanze, il cerchio che da sempre è espressione di uguaglianza.
Inoltre, proprio per quella sua forma avvolgente, è anche simbolo di protezione.
E infatti la parola “anno” deriva da annulus, anello, ad indicare il ciclico e regolare rincorrersi di mesi e stagioni…
La torta tradizionale di nozze è, di regola, strutturata da più piani che culminano con una decorazione. Ma quel dolce, che si erge in verticale, ed è per questo che è ben visibile da tutti gli invitati, sottolinea anche il motivo della festa, infatti, nella forma ascensionale, sono rappresentate le fasi della vita, la scala che gli sposi saliranno insieme ed ogni “alzata” rappresenta una delle tappe di un percorso che, gli si augura, sia lungo e felice.
In genere le decorazioni sono rappresentate da coppie di colombi, intrecci di ricami o rose, utilizzando gamme dai toni pastello in cui domina il bianco-candidus, cioè il colore del “candidato”, di colui che sta per mutare condizione (nell’antichità i candidati alle funzioni pubbliche si vestivano infatti di bianco).
Si dà il via al taglio della torta, si alzano i calici e scattano i flash. Mano nella mano la coppia stringe il coltello che affonda senza alcuna resistenza nella morbida pasta, un altro simbolo insieme senza difficoltà, così si preannuncia anche il loro cammino, pieno di dolcezza come dolce è il profumo che si sprigiona dalla torta.
È terminata una festa, ne inizierà un’altra.
Fino a 100 anni fa il taglio della torta di matrimonio era fatto con un rito un po’ diverso, il primo taglio doveva essere eseguito dello sposo e la porzione la completava la sposa, la coppia doveva sempre impugnare il coltello insieme, la donna con la mano destra e lo sposo l’appoggiava sopra. Con questo gesto viene da lei concretizzata l’acquisizione del ruolo di Regina della nuova famiglia. In sostanza, il linguaggio non parlato diceva: “da ora le decisioni le prenderemo in due”, ma è proprio così?
di Iginio Massari
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