È Torino la città che conta il maggior numero di caffè storici di tutt’Italia. Dal Bicerin, il più antico, in attività dal 1763, al più “nuovo”, nonché il più piccolo (31 mq), Mulassano, risalente al 1907. Sono i locali che raccontano quell’ospitalità attenta ai dettagli e alle specialità della tradizione, in scenari fatti di boiseries, tavolini di marmo, specchi, lampadari di cristallo e dorature. Sono una delle eccellenze della città e per lo più fanno già parte dei Locali Storici d’Italia, insieme a ristoranti d’antan e hotel di charme.
Platti
Ma a Torino hanno fatto un passo avanti in più e si sono riuniti in una associazione dedicata, Caffè Storici e Salotti Sabaudi, nata dal desiderio di salvaguardare un patrimonio unico, che si declina fra le vie e le piazze del centro. Salotti Sabaudi, appunto, luoghi che rimandano alla torinesità più autentica e all’accoglienza ovattata di un salotto. Attualmente sono dieci: Al Bicerin in piazza della Consolata, Baratti & Milano in Galleria Subalpina, Caffè Elena in piazza Vittorio, Fiorio in via Po, Mulassano in piazza Castello, Pepino in Piazza Carignano, Platti in corso Vittorio, il Caffè San Carlo che riaprirà dopo il restyling in piazza San Carlo, dove si trovano anche Stratta e il Caffè Torino.
Ce lo spiega il vicepresidente Edoardo Cavagnino, titolare di Pepino, dove nel 1939 è stato brevettato il leggendario Pinguino, il gelato su stecco più famoso d’Italia (e non solo). “Per salvaguardare questo nostro patrimonio unico, certo, con un obiettivo ambizioso: perché non candidare i nostri caffè storici al Patrimonio dell’Unesco? Abbiamo avviato proprio a questo scopo con l’Università di Torino uno studio antropologico sui caffè storici della città, primo step di un possibile percorso di candidatura”. Sono venuti fuori frammenti di storia e di abitudini di grande interesse, che si possono ritrovare sul sito dell’associazione.
Caffe? Mulassano
Scoprendo così che Cesare Pavese era un frequentatore del Caffè Elena e di Platti, Guido Gozzano era innamorato delle signore che prendevano la cioccolata da Baratti, o che James Stewart, Ava Gardner e Brigitte Bardot si sono seduti ai tavolini del Torino, mentre Cavour degustava un bicerin in piazza della Consolata e un marron-glacé da Stratta, e Mulassano, dove è nato il tramezzino, battezzato così da D’Annunzio, diventava location di Dario Argento. Non basta. “Vogliamo entrare a fare parte – continua Cavagnino – della Route of the Historic Cafes, nuovo itinerario culturale del Consiglio d’Europa che ha preso le mosse dal caffè storico Kipos di Chania a Creta, attivo dal 1870 e frequentato da artisti e intellettuali. È l’unico caffè storico della Grecia e Vasilis Stathakis che l’ha rilevato nel 1988 ha preso lo spunto da qui per creare l’Associazione Europea dei Caffè Storici”.
Stratta
Attualmente ne fanno parte 63 caffè in tutta Europa, da Parigi a Vienna, da Trieste a Venezia, Istanbul, Budapest, Lisbona, fino alle isole Azzorre… “Per Torino c’è per ora il Bicerin – continua Edoardo Cavagnino – ma puntiamo ad entrare con tutti e dieci i caffè dei Salotti Sabaudi e far parte ufficialmente di un itinerario prestigioso, una grande strada europea dell’accoglienza. Potrebbe essere anche un primo passo verso l’Unesco, perché no?”. La Strada dei Caffè Storici diventa di fatto un grande itinerario europeo, sul modello del Cammino di Santiago, giusto per fare un esempio prestigioso e ormai famoso. Una bella strategia per tutelare e far conoscere anche all’estero i caffè storici torinesi (e non solo), creando un percorso dalla forte valenza culturale, architettonica, letteraria e turistica, oltre naturalmente alla qualità dell’offerta. Nel segno di una convivialità che supera le epoche e i confini.
a cura di Rosalba Graglia
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