“25 aprile, buono come il pane. Bello come l’antifascismo”. Recitava così lo striscione appeso all’entrata del panificio L’Assalto ai Forni ad Ascoli Piceno. Un messaggio potente, condivisibile, che anzi, non lasciava spazio a divisioni, eppure la fornaia Lorenza Roiati, nipote di due partigiani, nonno Renzo e suo fratello Vittorio, è stata identificata per ben due volte proprio a causa di questo striscione, prima da una volante della polizia, poi da due agenti in borghese della Polizia di Stato. Nel video, girato dalla stessa fornaia, si vede un agente che chiede a Lorenza se c’entra qualcosa con lo striscione e se, dunque, se ne assume la paternità. A risposta affermativa, la richiesta di vedere i documenti. Il video ha fatto il giro della rete e presto Lorenza è stata travolta da un’ondata di solidarietà, la senatrice di Avs Ilaria Cucchi ha anche annunciato un’interrogazione al ministro Piantedosi: «È necessario chiarire perché una persona che espone uno striscione su un palazzo di sua proprietà venga identificata due volte. Prefetto e Questore chiariscano».
E alla fine il questore di Ascoli Piceno, Aldo Fusco, si è giustificato spiegando che l’intervento della Polizia «è stato solo di osservazione e controllo del territorio. Era uno striscione normalissimo, collegato all’iniziativa della giornata. Non costituiva motivo di intervento». Tesi avallata dalla dirigente della Polizia municipale Patrizia Celani: «Si è trattato di un normale controllo amministrativo. Nessuna sanzione è stata elevata, né è stato richiesto di rimuovere lo striscione». Un tentativo di minimizzare quanto accaduto. Nella notte del 25 sono poi comparsi altri due striscioni contro il forno: uno cancellava la parola “assalto” lasciando “ai forni” e richiamando i lager, l’altro con scritto “Da quel forno un tale fetore che diventa simpatico anche il questore”.
Lorenza ha paura dopo gli striscioni fascisti comparsi nella sua città? Le ha chiesto Massimo Gramellini durante la trasmissione In altre parole andata in onda ieri 27 aprile. La risposta encomiabile: «Non sono preoccupata nello specifico per questi due striscioni vigliaccamente appesi di notte, come è nello stile dei fascisti. Sono più preoccupata per il clima francamente irrespirabile che si sta diffondendo in tutta Italia perché oggi posso dirlo sulla mia pelle: gli antifascisti, le persone che difendono i valori democratici del nostro Paese, vengono identificati e fermati per un nonnulla, invece i fascisti che vanno in giro a braccio teso in manifestazione o che cercano di intimidire i cittadini che si esprimono liberamente la fanno franca». E ha poi aggiunto: «Io non ho paura. Sono cresciuta con i racconti di mio nonno e mio zio, erano due partigiani, hanno fatto la Resistenza in montagna e hanno combattuto faccia a faccia con i nazisti, quelli veri».
Sul caso è intervenuto anche il sindaco di Ascoli Piceno Marco Fioravanti (Fratelli d’Italia) che ha preso le distanze dai due striscioni vergognosi – con promessa di fare le dovute verifiche per individuare i responsabili – e ha aggiunto come «le vere vittime sono gli agenti di polizia, che hanno subito una violenta aggressione sui social solo per aver svolto il proprio lavoro: dopo una segnalazione, come accade ogni giorno, hanno semplicemente verificato il contenuto dello striscione. Una volta accertato che fosse legittimo e non offensivo, non hanno ordinato alcuna rimozione, proseguendo il loro servizio per la sicurezza dei cittadini». E mentre Lorenza Roiati torna a fare il pane, che «è la cosa più politica che conosco», noi non riusciamo a non pensare alle sue parole quando le abbiamo chiesto, poco prima inaugurasse L’Assalto ai Forni, il perché di questo nome: «C’è sempre un’urgenza che spinge all’assalto, e in questo caso la mia urgenza personale incontrava l’urgenza vitale di una città che spesso sento piegata su se stessa».
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