L’Università di Parma “garantisce” per la candidatura della Cucina italiana a Bene Immateriale del Patrimonio Unesco. E stato presentato ieri nell’ateneo emiliano il dossier con le motivazioni.
“Si dice che gli italiani parlano sempre di cibo. È vero, e accade da secoli, perché attraverso il cibo gli italiani raccontano sé stessi, l’identità del paese e quella dei mille luoghi che lo compongono. La cultura del cibo – spiega lo storico della gastronomia, Massimo Montanari – è diffusa sul territorio in maniera capillare, con una irriducibile diversità di declinazioni locali. Ma ciò non significa che la cucina ‘italiana’ sia solo la somma delle cucine locali. Perché le particolarità locali non sono chiuse in sé stesse ma circolano, si integrano, si moltiplicano. La condivisione delle diversità è il vero carattere originale della cucina italiana, un patrimonio collettivo costruito sull’interazione delle esperienze locali“.
Sono state presentate e depositate presso l’Università di Parma le ragioni per cui la Cucina Italiana dovrebbe essere ricompreso nell’elenco del Patrimonio Immateriale dell’Umanità Unesco.
Nel proporre la candidatura, approvata dal Consiglio direttivo della Commissione nazionale italiana Unesco, il Comitato scientifico presieduto da Massimo Montanari riassume la caratteristiche della cucina italiana, definita come un insieme di pratiche sociali, riti e gestualità basate sui tanti saperi locali che, senza gerarchie, la identificano e la connotano: un mosaico di tradizioni che riflette la diversità bioculturale del Paese e si basa sul comune denominatore di concepire il momento della preparazione e del consumo del pasto come occasione di condivisione e di confronto.
Massimo Spigaroli, presidente della Fondazione Parma UNESCO Creative City of Gastronomy che sostiene l’iniziativa, sottolinea come “Parma è stata la prima città italiana a essere nominata Città Unesco per la Gastronomia, ed è seguendo questa importante designazione che vogliamo fortemente che la Cucina Italiana entri a far parte del palmarès Unesco. Le eccellenze dello stivale sono i veri ambasciatori nel mondo del nostro Paese, dove il cibo non è solo nutrimento per il corpo, ma anche cultura, arte e tradizione“.
“Eppure ogni tanto persino in una città come Parma si fa ancora fatica a intendere i temi del food come temi prettamente e schiettamente culturali – spiega il Sindaco Michele Guerra, presente al convegno presso l’Università – Occorre invece riuscire a riportare questa esperienza in una promozione culturale ampia. Tutte le città italiane dovrebbero fare ciò che avviene oggi qui: presentare il dossier, con tutti gli stakeholder, perché poi ognuno nei confini del proprio contesto possa farne tesoro e proporlo ai cittadini, in quell’ottica larga che permette di capire che quando parliamo di cultura italiana parliamo anche di cucina. Parma è vicinissima a questa candidatura e continueremo a fare ciò che è in nostro potere fare per promuoverla, sperando poi che nel 2025 arrivi la notizia che tutti aspettiamo“.
“Ci fa molto piacere ospitare qui nella nostra Università la presentazione di questa candidatura – afferma il Rettore Paolo Andrei – anche perché tutto l’ambito “food” è per il nostro Ateneo un vero asset strategico. L’Università di Parma è, e sta sempre più diventando, punto di riferimento in materia di alimenti e nutrizione, forte anche della collocazione al centro della Food Valley: questo nella piena consapevolezza del ruolo cruciale delle filiere agroalimentari come motore di sviluppo e fulcro di una strategia di sistema territoriale di area vasta, nella quale la collaborazione pubblico-privato è fondamentale. Su questi temi Parma e la sua Università possiedono un know how indiscusso, costruito nel tempo, che può essere una risorsa preziosa anche per questa candidatura“. La candidatura è stata lanciata da Accademia Italiana della Cucina, casa Artusi e Cucina Italiana. L’iter di valutazione del dossier a livello Unesco dovrebbe concludersi entro il 2025.
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