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Mensile di novembre

Avanguardia o classicità? E se fosse il comfort food l’asso nella manica della cucina italiana oggi?

“Comfort” assume un significato dispregiativo nell'alta cucina? È in contrapposizione con il concetto di avanguardia? Che cosa significa comfort per gli chef? E cosa avanguardia? La cucina deve rassicurare o deve sconvolgere?

  • 17 Novembre, 2021

Potremmo andare avanti all’infinito con domande del genere e probabilmente non arriveremmo mai a una risposta univoca. Ma una cosa è certa: le risposte degli chef interpellati hanno smontato ogni nostra convinzione iniziale. E si può dire che pure noi siamo usciti dalla nostra zona di comfort…

“Ciò che dà forza, soccorso”. Comfort indica letteralmente comodità, agio, e in particolare le comodità materiali, il complesso di impianti, installazioni e accessori che rendono agevole e organizzata la vita quotidiana. Ma comfort, inteso come “zona di comfort”, può assumere anche un’accezione non così positiva, anzi. Con zona di comfort si indica uno spazio sicuro in cui non si rischia, ma nemmeno si evolve. Questo concetto risale a un esperimento condotto nel 1908 dagli psicologi Robert M. Yerkes e John D. Dodson, i quali dimostrarono come uno stato di relativo benessere genera un livello costante di rendimento, sottolineando però che per migliorare le prestazioni occorre sperimentare un certo grado d’ansia. È l’“ansia ottimale”, quella che si trova appena fuori dai confini della zona di comfort. Questa zona di comfort potrebbe essere il divano del salotto, il lavoro che svolgiamo da oltre dieci anni, “la stessa spiaggia, lo stesso mare” dove trascorriamo ogni anno le vacanze. Insomma, questa seconda accezione di comfort indica uno stato psicologico in cui ci sentiamo al sicuro, in cui non proviamo ansia né paura, in cui – però – si vengono a perdere piano piano gli stimoli. E in cucina, il concetto di comfort, come è percepito?

Nel mensile di novembre del Gambero Rosso ci hanno detto la loro Isabella Potì e Floriano Pellegrino, Davide Caranchini, Alberto Gipponi, Mauro Uliassi, Niko Romito, Riccardo Camanini, Massimiliano Alajmo, Davide Scabin, Paolo Lopriore, Chiara Pavan, Davide Guidara, Terry Giacomello, Antonia Klugmann, Riccardo Digiacinto, Ferran Adrià, Rasmus Munk, Andoni Luis Aduriz, Gourmet Concerto.

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parole di Annalisa Zordan – immagini di Gaia Niola

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La più autorevole guida del settore dell’enologia italiana giunge quest’anno alla sua 37sima edizione. Vini d’Italia è il risultato del lavoro di uno straordinario gruppo di degustatori, oltre sessanta, che hanno percorso il Paese in lungo e in largo per selezionare solo i migliori: oltre 25.000 vini recensiti prodotti da 2647 cantine. Indirizzi e contatti, ma anche dimensioni aziendali (ettari vitati e bottiglie prodotte), tipo di viticoltura (convenzionale, biologica, e biodinamica o naturale), informazioni per visitare e acquistare direttamente in azienda, sono solo alcune delle indicazioni che s’intrecciano con le storie dei territori, dei vini, degli stili e dei vignaioli. Ogni etichetta è corredata dall’indicazione del prezzo medio in enoteca, delle fasce di prezzo, e da un giudizio qualitativo che si basa sull’ormai famoso sistema iconografico del Gambero Rosso: da uno fino agli ambiti Tre Bicchieri, simbolo di eccellenza della produzione enologica. che quest’anno sono 498.

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