Il mare in città, la città al mare. Un gioco di specchi (solari) per A’Riccione, il brand dei fratelli Di Paolo (Dante e Giuseppe), che ai tre ristoranti milanesi (la storica sede di via Taramelli, il bistrot di via Procaccini e la Terrazza 12 in cima al The Brian&Barry Building in via Durini, a San Babila) aggiunge ora un locale stagionale a Santa Margherita Ligure, sulla Riviera di Ponente, con l’idea di intrattenere i tanti milanesi che trascorrono le vacanze là (e magari sedurre qualcuno che a Milano non vive). Il ristorante, ospitato all’interno del beach club Oasi al Mare del gruppo Ten – del quale i Di Paolo hanno avuto in gestione l’intera offerta gastronomica - sarà aperto tutti i giorni tutto il giorno fino al 30 settembre e proporrà a pranzo e a cena un menu che riproduce lo stile di quello che è considerato il più antico ristorante di pesce di Milano. La proposta gastronomica è stata elaborata con la supervisione di Marco Fossati, executive chef di A’Riccione Terrazza12, “gastronomy director” e a sua volta socio del gruppo che comprende anche l’altro locale storico Da Berti. La sua è una cucina più spinta sull'umami e sull'innovazione rispetto al locale storico e al bistrot, più conservatori.
Dominano i crudi
La carta è stringata. Notevole la ribalta offerta ai crudi, che vanno dal Grande Plateau in due portate (80 euro) alla Verticale di caviale (quattro tipi con patate al cartoccio, blinis, uova sode, panna acida, pane tostato e burro a 110 euro) alle ostriche di varie tipologie. Tra gli antipasti freddi le tartare e i carpacci (un buon riassunto è il Crudo alla mediterranea) che sono elettrizzati da una certa tendenza alla contaminazione con cucine esotiche, tra quelli caldi le Acciughe del Cantabrico su carpaccio di cuore di bue e burratina, i Calamari arrosto alle erbe della riviera su panzanella con crema di peperoni piquillo e basilico e il Polpo arrosto con schiacciata di patate all’olio. Primi classicisti ma di buona fattura: Linguine all’astice, Trofie al pesto con gamberi rossi, stracciatella, zenzero e lime, omaggio allo spirito del luogo, Spaghetto Santa in salsa di noci, scampi, vongole e maggiorana.
Pescato
Tra i secondi, che risentono del pescato, il Branzino spinato alla brace, il Tataki di tonno alle erbe, e il Fritto misto con scampi, gamberi e calamari. Chi non sa fare a meno della ciccia trova rifugio nel Jamòn iberico de bellota con pan de cristal e tomate e nel Cube Roll di black angus. Dolci senza grandi invenzioni ma di felice mano: Tiramisù al bicchiere e vari tipi di gelato. La carta dei vini è blasonata, la mano sui ricarichi è pesante, c’è anche una drink list di buon livello con signature come Tiki in Santa e Basil&Co. I prezzi sono quelli che sono, il conto difficilmente sarà sotto le tre cifre a cabeza, ma siamo a Santa, ragazzi. I coperti totali sono 180 equamente distribuiti tra l’interno e il chiringuito. Nel resto della giornata A’Riccione Santa Margherita propone anche colazioni, aperitivi, servizio ai gazebo della spiaggia e il delivery sulle barche.
Una lunga storia tra alti e bassi
A’Riccione è un marchio che i fratelli abruzzesi Di Paolo hanno riportato all’antico splendore, quando negli anni Settanta e Ottanta il locale al numero 70 di via Taramelli era un cenacolo in cui il grande Gianni Brera amava circondarsi di amici scrittori, giornalisti e perdigiorno. La storia di questo posto è ancora più antica: aprì nel 1926 (per questo è tutelato come locale storico di Milano) come trattoria romagnola di non troppe pretese. In cucina c’era la signora Lucia e la cucina non era propriamente di mare. La svolta avvenne nel 1955, quando grazie ai fratelli Metalli il locale si trasformò in ristorante di pesce, secondo loro il primo, ma il primato è conteso con altre insegne. Iniziarono gli anni della gloria per A’Riccione, a cui seguirono quelli del declino. Finché i Di Paolo, che erano cresciuti come camerieri in via Taramelli, decisero di riportare A’Riccione al centro del villaggio e di un piccolo hub del lusso gastronomico di mare.