«Non una scelta facile ma sicuramente la più giusta» quella che ha portato Marilisa Allegrini a cedere le quote possedute nel brand di famiglia ai suoi nipoti Francesco, Giovanni e Matteo, eredi del fratello Franco Allegrini, e a sua nipote Silvia, figlia di Walter. Per loro, il futuro si chiama Allegrini e Corte Giara (con una nuova cantina in costruzione), prestigiosi marchi di cui Allegrini è stata per decenni vivace e instancabile ambasciatrice. Mentre per Lady Amarone, che non accosterà più il suo nome all'insegna di famiglia e al vino che suo papà Giovanni ha portato a grandi livelli qualitativi, rimangono in dote le tenute di Poggio al Tesoro (Bolgheri) e di San Polo (Montalcino), gestite con le figlie Carlotta e Caterina, e la splendida e cinquecentesca Villa della Torre dove Marilisa non rinuncerà di certo a produrre il suo Amarone.
Diversità di vedute sul futuro
Un pool di avvocati e contabili degno di un trattato di pace ha assistito le due parti che ai microfoni hanno sorriso misurando le reciproche parole ma che, in fondo, hanno preso decisioni sofferte e inevitabili. Con quel 43% di quote rimaste, in un'impresa da oltre 4 milioni di bottiglie 40 milioni di euro di ricavi, era difficile dare l'impronta a un brand in cui la nuova generazione era in netta maggioranza. E le ampie diversità di vedute sul futuro hanno fatto la differenza, facendo propendere la stessa Allegrini (Cavaliere del lavoro dal 2020) a fare un passo indietro, dando il via a una rivoluzione indispensabile per non rischiare di rimanere immobili e alimentare pericolose liti interne che avrebbero danneggiato tutti.
Come è stato questo riassetto societario?
È stata una transizione complessa, come si evince dal numero dei legali coinvolti nell'operazione. È stato meglio così perché quando, alla fine, capisci che ci sono motivazioni e idee diverse su come sviluppare un business importante come Allegrini la suddivisione diventa auspicabile.
Che effetto fa pensare di non avere più il brand Allegrini in etichetta?
Sono stata l’ambasciatrice di questa azienda e credo di aver portato il vino in tutto il mondo. Col tempo, evidentemente, le cose cambiano e occorre essere pronti al cambiamento. Il brand Allegrini sarà ora associato ai miei nipoti, che poteranno avanti l’azienda. Io avrò il mio progetto.
Quanto è stata dura questa sua scelta?
È stata molto sofferta, perché da me vissuta in modo emozionale. All’azienda ho dato 40 anni del mio impegno, ci sono cresciuta, e allo stesso tempo ho avuto tante opportunità. Non è stato facile lasciare, ma in questo momento ritengo sia stata la scelta più giusta. La condivisione degli obiettivi è assolutamente importante e funzionale alla crescita di qualsiasi impresa.
Che cosa c'è nel suo futuro?
C’è un rafforzamento di ciò che voglio fare in Valpolicella, la terra natale dove sono cresciuta professionalmente e con la famiglia. Avere ampliato l'orizzonte con le due aziende toscane non vuole assolutamente dire che il mio interesse per questa zona sia finito. Anzi, si rafforza proprio grazie a Villa della Torre, con un progetto diverso da quello della famiglia Allegrini e si radica in uno dei vigneti e dei terreni più belli della Valpolicella. Vogliamo che la struttura produttiva, oggi a Sant'Ambrogio, sia inclusa nel vigneto della Villa a Fumane. Siamo in attesa delle decisioni della soprintendenza, per dare vita a un percorso che unisca arte, vino, paesaggio e ospitalità.
Valpolicella classico, Amarone e Lugana dal 2017. Qual è il piano di sviluppo di Villa della Torre?
I vigneti di Lugana erano indipendenti dal brand Allegrini. Puntiamo a una crescita organica con una prospettiva che ci porti a 150mila bottiglie di alta qualità, grazie ai 15 ettari in Valpolicella, agli 8 della collina della Fumana e ai 10 in Lugana.
Dopo la Toscana avete ambizioni anche in Piemonte?
Poggio al Tesoro e San Polo mi impegnano abbastanza. Il Piemonte è fuori dai progetti e dai miei obiettivi. Voglio consolidare quello che ho acquisito finora.
Che novità ci saranno a Bolgheri e Montalcino?
La novità sarà l'ospitalità legata al vino. Con Carlotta, a Poggio al Tesoro, faremo un centro servizi, che ci permetterà poi di dedicare all'ospitalità l’altra struttura che abbiamo attualmente: una casa sulla Strada bolgherese, tra i luoghi più belli di quel territorio. Contiamo di ultimarla entro il 2024. A San Polo, con Caterina, è previsto l’ampliamento della cantina esistente e ci sarà un’altra bellissima struttura ricettiva da ultimare entro i primi mesi del 2026.