Nei sistemi agroalimentari mondiali sono presenti una serie di costi nascosti, che non si riflettono sui prezzi dei beni sul mercato, ma che rappresentano una fetta importante del Pil degli Stati e che vanno affrontati e ridotti. Secondo la Fao (l'organizzazione dell'Onu per l'alimentazione e l'agricoltura), ammontano nel complesso a 12mila miliardi di dollari l'anno, di cui 8,1mila miliardi (circa il 70 per cento) sono conseguenza di abitudini alimentari non salutari e sono correlati a malattie come quelle cardiache, ictus e diabete, con costi di gran lunga superiori rispetto a quelli legati al degrado ambientale e alle disuguaglianze sociali. E questo accade soprattutto nei sistemi maggiormente industrializzati, tra cui c'è anche l'Italia. Il dato è contenuto nell'ultimo rapporto Sofa 2024 (The State of Food and Agriculture) sullo stato dell’alimentazione e dell’agricoltura, presentato a Roma venerdì 8 novembre. Si tratta della prima volta che il rapporto Sofa tratta lo stesso tema per due anni consecutivi, a sottolineare l'urgenza di procedere a una trasformazione dei sistemi agri-food.
I maggiori fattori di rischio
I maggiori fattori di rischio globali (13 in tutto quelli individuati) sono il basso consumo di cereali integrali, l'elevato apporto di sodio e il basso apporto di frutta. Tra gli altri, un'elevata assunzione di carni rosse e processate. L'analisi si è concentrata su 153 Paesi, che rappresentano la quasi totalità della popolazione mondiale. Nello studio, a causa di limitazioni nei dati, i costi della denutrizione (deperimento, arresto della crescita e carenza di micronutrienti) non sono stati calcolati. Pertanto, si stima che l'incidenza dei costi nascosti relativi alla salute sia più alta di quella comunicata.
Agricoltura tradizionale e forme industriali
I sistemi agroalimentari tradizionali si sono storicamente evoluti in forme industriali, con esiti diversi e differenti costi nascosti. Il rapporto Sofa suddivide i sistemi in sei gruppi: in crisi protratta, tradizionale, in via di espansione, in via di diversificazione, in via di formalizzazione e industriale. Lo schema consente di elaborare politiche e interventi su misura. Ad esempio, una dieta povera di cereali integrali è principale fattore di rischio alimentare nella maggior parte dei sistemi agroalimentari, ma in quelli in crisi protratta (guerre prolungate, instabilità e insicurezza alimentare diffuse) e in quelli tradizionali (con minore produttività, scarso orientamento tecnologico e catene del valore più brevi) il problema principale che fa salire i costi nascosti è dato, invece, da un apporto insufficiente di frutta e ortaggi.
I costi ambientali e quelli sociali
L'onere dei costi nascosti è influenzato anche dall'impatto ambientale provocato da pratiche agricole non sostenibili. I costi associati alle emissioni di gas serra, al ruscellamento dell'azoto, al cambiamento della destinazione dei suoli e all’inquinamento idrico sono alti nei paesi con sistemi agricoli in via di diversificazione, cioè dove la rapida crescita economica si accompagna a modelli di consumo e produzione in continua evoluzione. Il rapporto della Fao stima che questi costi tocchino i 720 miliardi di dollari. Anche i sistemi agroalimentari in fase di formalizzazione e di tipo industriale devono far fronte a costi ambientali, ma chi li subisce in maniera pesante (con una incidenza del 20% sul Pil) sono i paesi alle prese con crisi protratte. Sui costi sociali, infine, che comprendono povertà e malnutrizione, questi sono più diffusi nei sistemi agroalimentari tradizionali e in quelli colpiti da crisi protratte. E sono compresi tra l’8% e il 18% del Pil. Per questo, la Fao chiede di migliorare i mezzi di sussistenza e integrare gli interventi umanitari, gli aiuti allo sviluppo e le azioni di costruzione della pace.
L'abbandono dell'indicatore del Pil tra i rimedi possibili
La soluzione o, meglio, la riduzione del problema, secondo la Fao, risiede nella trasformazione dei sistemi agroalimentari in base a valori come sostenibilità, resilienza, inclusione ed efficienza. Per fare questo, occorre tralasciare gli indicatori economici come il Pil e usare il metodo della contabilità dei costi effettivi, che tiene conto anche dei costi nascosti. Tra i rimedi suggeriti: incentivare finanziariamente le pratiche sostenibili, attuare politiche che rendano più accessibili gli alimenti nutrienti, dare informazioni chiare ai consumatori e sostenere le famiglie più vulnerabili, accelerare il processo di innovazione in agricoltura. «Le scelte che facciamo ora, le priorità che stabiliamo e le soluzioni che realizziamo - ha dichiarato il direttore generale della Fao, Qu Dongyu - determineranno il nostro comune futuro».