Retribuzioni più giuste, perdita di redditività, modifica del Green deal e dei vincoli ambientali della Politica agricola comune (Pac) 2023-27, maggiori aiuti ai comparti in crisi, regolamentazione dell'import dall'extra Ue. Sono diverse le motivazioni che hanno portato in strada in tutta Europa gli agricoltori. Dal Portogallo alla Polonia, passando per Spagna, Francia, Germania, Belgio e Italia, il malcontento e le proteste sono dilagate a Bruxelles, in una giornata che sarà ricordata soprattutto per quanto accaduto in Place du Luxembourg, in una città blindata e invasa da 1.300 mezzi agricoli.
Rivedere Green deal e Pac
Ogni Paese, attraverso i suoi sindacati, ha portato nel cuore dell'Europa specifiche richieste, ma alcuni punti in comune sono rintracciabili. In linea generale, il settore primario, in difficoltà per l'effetto combinato della crisi dei costi di produzione e dell'aumento dell'inflazione che ha ridotto i consumi, chiede di rivedere gli obiettivi e l'impostazione generale della nuova Pac e gli obblighi derivanti dall'applicazione del Green deal, il piano della Commissione Ue che, tra le altre cose, prevede la riduzione entro il 2030 del 50% dell'uso dei pesticidi in agricoltura e il raggiungimento del 25% di superficie biologica coltivata.
Le richieste sindacali in sintesi
Nello specifico, considerando le esigenze portate avanti da diverse sigle sindacali, si possono rintracciare vari punti: riduzione del forte divario di marginalità delle imprese che deriva da una distorsione della catena del valore tra quanto pagato ai produttori e il costo degli alimenti al dettaglio; riduzione degli oneri amministrativi delle imprese; maggiori aiuti ai settori che affrontano crisi congiunturali; una modifica degli obblighi ambientali del Green deal contenuti nella Pac tra cui gli obiettivi di riduzione dei fitofarmaci; una maggiore rapidità nel pagamento degli anticipi dei sussidi diretti agli agricoltori; la revisione dell'obbligo di lasciare incolto il 4% delle superfici da destinare a tutela della biodiversità; più risorse per le calamità naturali e per la siccità; lo stop alle importazioni di beni alimentari da mercati extra-Ue che non rispettano gli stessi standard europei, soprattutto alla luce del futuro accordo commerciale con i mercati sudamericani (Mercosur).
Il paradosso dell'import dall'Ucraina
In materia di importazioni, i Paesi membri dell'Est Europa vivono una sorta di paradosso, con Bruxelles che ha accettato di consentire il transito di prodotti alimentari dall'Ucraina tramite i corridoi di solidarietà, per sostenere un'economia in difficoltà per la guerra con la Russia. Ma, allo stesso tempo, quelle importazioni (a partire dai cereali) sono vissute come concorrenza sleale dagli agricoltori dei paesi confinanti, perché stanno mettendo in crisi le imprese di Polonia, Ungheria, Bulgaria, Slovacchia e Romania. In generale, la Commissione ha provato a proporre mercoledì 31 gennaio una limitazione dell'import agrifood dall'ex paese sovietico, con misure di salvaguardia per categorie specifiche come pollame, uova e zucchero, ma questo non è servito a placare gli animi.
La replica della Von der Leyen
Dopo il Consiglio europeo straordinario, svoltosi nella capitale belga, è arrivata la risposta da parte della presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen: «Sono molto sensibile al messaggio secondo cui gli agricoltori sono preoccupati per gli oneri burocratici. Sapete che mi sta a cuore. Lavoreremo con la presidenza belga - ha annunciato - su una proposta che sarà presentata in tempo prima del prossimo Consiglio Agrifish per una riduzione di questi oneri amministrativi». Con lo sguardo più in avanti, inoltre, la presidente ha ricordato il recente avvio del confronto con le principali categorie agricole e ambientaliste sul futuro dell'agricoltura Ue che, come ha sottolineato la stessa Von der Leyen, hanno condiviso l'obiettivo della neutralità climatica entro il 2050. Il problema è come arrivarci: «E ciò deve essere sviluppato con gli agricoltori e attraverso le loro conoscenze, perché hanno molte idee interessanti su come andare avanti. Il dialogo - ha concluso - porterà anche risposte nel medio e lungo termine, che alimenteranno il programma della prossima Commissione e influenzeranno i prossimi negoziati sulla Pac».
I numeri dell'agricoltura Ue
Sono circa 10 milioni le imprese agricole nell'Ue (erano 14,4 milioni nel 2005), che danno lavoro a 17 milioni di persone. La Pac interviene nei confronti del settore europeo con misure di sostegno al reddito, misure di mercato (tra cui quelle per i settori vino e ortofrutta) e misure di sviluppo rurale attraverso i singoli piani strategici nazionali. La dotazione totale per la Pac è di 386,6 miliardi di euro. Il 40% della spesa deve essere destinato ad azioni per il clima. Considerando il mercato, l'Europa ha esportato 230 miliardi di euro di prodotti agroalimentari nel corso del 2022 (+31%), importando a sua volta 172 miliardi di prodotti (+32%).