«Non vogliamo sussidi, vogliamo il giusto prezzo per ciò che produciamo». È uno dei tanti messaggi che campeggiano sui trattori degli agricoltori italiani che stanno protestando da alcuni giorni, con cortei e presidi in tutta Italia, per le gravi difficoltà economiche in cui versa il settore primario. Quella di stamani presso il casello autostradale di Orte, lungo l'autostrada A1 nel territorio laziale, ne è un esempio, con decine di mezzi agricoli e trattori che si sono ritrovati per dare voce alla categoria.
Tra sabato e domenica, il presidio potrebbe trovare numerose nuove adesioni, dopo che lunedì 22 gennaio, sempre nel Viterbese, una trentina di mezzi avevano paralizzato in parte la statale Cassia. Mentre gli esponenti locali dei sindacati nazionali (tra cui Cia-Agricoltori italiani e Confagricoltura) hanno solidarizzato coi manifestanti, ascoltando le voci della protesta.
Dopo Francia e Germania
In Italia, anche oggi sono in corso manifestazioni da nord a sud (da Perugia alla Lucchesia, dal Teatino al Vercellese) e la protesta si sta allargando sul territorio nazionale, sulla scia di quanto sta avvenendo anche in Germania e in Francia, dove la situazione si è ulteriormente inasprita a seguito della morte di un'imprenditrice agricola di 30 anni e di sua figlia di 13 anni, travolte da un'auto durante le proteste nella regione dell'Occitania.
Come dichiarato nei giorni scorsi dal presidente dei Comitati riuniti agricoli (Cra), Danilo Calvani, si procederà a oltranza per fare sentire la voce di un settore in grave difficoltà che non accetta le attuali politiche europee sull'agricoltura, non riconosce il ruolo di rappresentanza dei grandi sindacati del settore primario italiano ed è deluso anche dalle politiche dell'attuale governo campo agricolo.