L'agricoltura europea porta a casa dalla riunione del Consiglio europeo del 21 e 22 marzo un elenco di interventi e di suggerimenti strategici che puntano a rimettere, almeno questo è l'auspicio, il settore primario al centro delle politiche economiche e mitigare la crisi in atto. Il meeting di Bruxelles ha, infatti, trovato l'accordo su misure definite urgenti nel documento finale siglato dagli Stati membri. Ci sono voluti mesi di proteste di piazza, ancora non concluse in molte parti d'Italia, perché le massime istituzioni dell'Ue prendessero atto dell'irrealizzabilità degli obiettivi del Green deal, così come sono stati inseriti nella Politica agricola comune (Pac) e recepiti dai 27 Paesi dell'Ue.
Nel documento del Consiglio ok a proroga aiuti di Stato
Sono cinque le voci in materia di agricoltura che il Consiglio europeo (formato dai capi di Stato) considera urgenti e su cui invita la Commissione e il Consiglio dell'Ue (che si riunisce per la parte agricola coi rispettivi ministri nell'Agrifish del prossimo 26 marzo) ad agire. Nel breve e medio termine, il Consiglio europeo sollecita interventi per ridurre la burocrazia e semplificare la vita agli agricoltori; un rafforzamento della posizione degli agricoltori nella filiera alimentare, in particolare per garantire un giusto reddito; allentare la pressione fiscale del comparto agricolo progettando strumenti di sostegno aggiuntivo, come l'estensione del quadro temporaneo sugli aiuti di Stato; garantire una concorrenza leale e basata su regole a livello globale e nel mercato interno; affrontare le questioni relative alle misure commerciali autonome per l'Ucraina in modo equo ed equilibrato. Esulta la premier italiana Giorgia Meloni: «Per noi la partita importante era che nelle conclusioni ci fosse anche un riferimento alla proroga degli aiuti di Stato in campo agricolo», parlando di importantissimo passo in avanti.
Tassare il grano russo e bielorusso verso l'Ue
La Commissione europea, inoltre, ha formalizzato al Consiglio la sua proposta di introdurre dazi maggiorati sulle importazioni di cereali, semi oleosi e prodotti agricoli derivati, provenienti da Russia e Bielorussia. I dazi, come ha spiegato il vicepresidente dell'esecutivo Ue, Valdis Dombrovskis, «renderanno le importazioni di questi prodotti commercialmente inattuabili». A seconda del prodotto specifico, i dazi imposti aumenteranno a 95 euro per tonnellata o avranno un valore del 50 per cento. L'import cerealicolo dell'Ue dalla Russia ha toccato il record di 4 milioni di tonnellate nel 2023 (oltre 600mila dalla Bielorussia), pari ad appena l'1% del consumo complessivo europeo, per circa 1,3 miliardi di euro. Secondo un portavoce dell'Ue, vista l'esiguità di questa percentuale, non ci sono rischi per il mercato. Le misure, spiega la Commissione Ue, intendono «prevenire la destabilizzazione del mercato», come chiesto dalla comunità degli agricoltori europei. I dazi serviranno anche a contrastare la strategia del Cremlino dei sequestri illegali del grano prodotto in Ucraina, etichettato poi come russo. Per la Confagricoltura, la proposta della Commissione è apprezzabile: non essendo riferita a sanzioni ma a dazi, deve essere approvata a maggioranza qualificata. La misura, dunque, oltre a tutelare gli agricoltori europei, non ostacola il movimento e la circolazione dei prodotti russi verso Paesi terzi. Dubbi invece sulla semplificazione burocratica: va a senso unico perché riguarda solo le strutture con una dimensione fino a dieci ettari.
Per Lollobrigida il settore primario ritrova centralità
Secondo il ministro per l'Agricoltura, Francesco Lollobrigida, è stato raggiunto un risultato eccezionale, che apre la strada a una centralità ritrovata e al consolidamento del ruolo strategico dell’agricoltura. Per Coldiretti, l’accordo sulla revisione della Pac, libera 4 milioni di ettari che potranno essere coltivati nella Ue per ridurre la dipendenza dalle importazioni dei principali prodotti agricoli, in una fase di gravi tensioni internazionali. Mentre l'intesa sulle semplificazioni è un primo passo che però resta collegato a una semplificazione ancora più profonda di tutte le regole della Pac: «Un agricoltore - commenta il presidente Ettore Prandini - non può trascorrere un terzo del suo tempo per riempire moduli e carte burocratiche». Una maggiore flessibilità sugli aiuti di Stato per il superamento del regime de minimis, consentirà di attuare la moratoria dei debiti necessaria alle imprese che ora sono in difficoltà. Semplificazione, giusto prezzo e aiuti di Stato emersi dal Consiglio europeo soddisfano Cia-Agricoltori Italiani. Le dichiarazioni della presidente Ue, Von der Leyen, secondo il presidente Cristiano Fini, sono sulla stessa linea di quelle rese agli Stati generali dell’Italia dalla premier Meloni, che ha ribadito la necessità di adattare la Pac a un contesto in continua mutazione e «l’urgenza di alleggerire gli agricoltori da una burocrazia divenuta, ormai, insostenibile».
Le critiche di Confcooperative-Fedagripesca
Carlo Piccinini, presidente di Confcooperative-Fedagripesca parla di misure del tutto inadeguate: «Se davvero si vuole dare risposte alle esigenze e alle richieste degli agricoltori occorre essere molto più incisivi. Come mondo della cooperazione - rileva il sindacato cooperativo - chiediamo una reale e profonda revisione della Pac, che metta al centro il tema dell’aggregazione in agricoltura, che riteniamo essere l’unica via per dare maggiore reddito agli agricoltori».