C'è fermento a livello globale sulla sostenibilità del futuro agricolo e alimentare: aziende, associazioni e singoli cittadini chiedono all'Europa di tracciare una strada più chiara sia sulla trasformazione della dieta alimentare sia sull'impatto che le coltivazioni e gli allevamenti hanno sull'ambiente. Si discute, in particolare, del sostentamento proteico e del drastico ridimensionamento del consumo di carne. In un contesto di questo tipo vanno riorganizzate le produzioni agricole tenendo conto dell'aumento della popolazione (che non è destinato a fermarsi) e di una sempre più crescente esigenza di sostenibilità ambientale. L'Europa prova a battere dei colpi. Un esempio? Il Dialogo strategico sul futuro dell'agricoltura dell'Ue nel quale è stata riconosciuta la necessità di mangiare meno carne e di passare a diete più sostenibili, chiedendo alla Commissione europea di creare un piano d'azione basato sui vegetali entro il 2026.
L'agricoltura è responsabile dell'11% delle emissioni di gas serra dell'Ue, ma l'84% di queste proviene dal bestiame, nonostante gli alimenti di origine animale forniscano il 35% delle calorie e il 65% delle proteine nell'Ue. Il settore è anche fortemente sovvenzionato, ricevendo quattro volte più denaro pubblico dell'agricoltura basata sulle piante e circa l'82% dei sussidi della Politica agricola comune.
Il futuro dell'agricoltura Ue
Annunciato dalla Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen nel suo discorso sullo Stato dell'Unione nel settembre 2023, e avviato nel gennaio 2024, il Dialogo strategico sul futuro dell'agricoltura dell'Ue ha riunito 29 importanti parti interessate del settore agroalimentare europeo, della società civile, delle comunità rurali e del mondo accademico per raggiungere una comprensione e una visione comune sul futuro dei sistemi agricoli e alimentari dell'Europa. Quello che ne è scaturito è una relazione finale consegnata alla stessa Presidente il 4 settembre 2024 dal presidente del gruppo, il professor Peter Strohschneider. Il rapporto presentato è quindi frutto di una concertazione voluta da un gruppo eterogeneo che comprende lobby agricole, associazioni di agricoltori e gruppi ambientalisti. Questi hanno avanzato cinque raccomandazioni per far progredire il sistema alimentare europeo: creare un futuro più competitivo, progredire verso un settore agroalimentare sostenibile, promuovere la resilienza climatica, costruire la diversità agricola e ampliare l'accesso alla conoscenza e all'innovazione.
Si deve cambiare passo
Dopo un teso processo durato sette mesi, 29 organizzazioni hanno concordato su un tema: continuare come ora non è un'opzione perseguibile. Serve un intervento politico audace, rapido e tempestivo per progredire verso pratiche più sostenibili e affrontare l'emergenza climatica, la perdita di biodiversità, il degrado del suolo, l'inflazione e la salute dei consumatori. All'interno del documento vengono anche citate le tecnologie proteiche alternative come la fermentazione di precisione e prodotti come la carne coltivata, come parte di una serie di “innovazioni tecnologiche concrete” su cui le parti interessate hanno dibattuto, se richiedere un’approvazione più rapida o sollevare dubbi sui potenziali rischi per la sicurezza.
Il rapporto che non mette tutti d'accordo
Il rapporto non ha accolto il plauso di tutti gli attori. Tra i primi a manifestare critiche c'è stata Greenpeace che, tramite il direttore della politica agricola dell'Ue Marco Contiero, ha fatto sentire la sua voce chiedendo reali cambiamenti nella Pac. «L'Ue dovrebbe smettere di finanziare le mega-agricole che inquinano l'acqua e dovrebbe invece aiutare gli agricoltori che sono in difficoltà, ma che si sforzano di ripristinare la natura e di fornire diete più sane», ha dichiarato Contiero. Dall'altro lato Luigi Scordamaglia, amministratore delegato di Filiera Italia, ha definito il documento inadeguato e poco concreto: «Il grande tema della competitività europea e di come perseguirla rimane irrisolto e il settore zootecnico è penalizzato». Coldiretti in una nota dichiara che, per quanto si apprezzino le tutele riservate agli agricoltori e all'equilibrio delle filiere agricole, manca un concreto cambio di rotta. L'eurodeputato Pd e coordinatore della Commissione Agricoltura Dario Nardella, invece, accoglie con favore l'impegno della Commissione europea a riconoscere la centralità del settore agricolo.
Le vittime della crisi
L'intervento della Presidente della Commissione europea si è articolato prendendo in considerazione il rapporto in tre punti salienti: il supporto della Commissione europea, la sostenibilità e la sburocratizzazione del settore agricolo. «Come sappiamo l'Europa è il continente che si sta riscaldando più rapidamente... Sappiamo che in alcune parti d'Europa la disponibilità di acqua è già un grave problema. La comunità agricola è tra le prime vittime di queste crisi. Ma allo stesso tempo, il settore ha molte soluzioni per mitigare o talvolta persino invertire gli effetti. Il mio team e io studieremo attentamente le raccomandazioni del rapporto. Presenterò questa tabella di marcia entro i primi 100 giorni del prossimo mandato», ha dichiarato von der Leyen nel corso della conferenza stampa. «Dobbiamo fare di più - e faremo di più - per proteggere i nostri agricoltori e rendere il sistema agroalimentare più resiliente, più competitivo, ma soprattutto anche più sostenibile», ha aggiunto.