Se è vero quello che affermava il filosofo tedesco Ludwig Feuerbach nell'Ottocento "siamo quello che mangiamo", allora negli ultimi anni il Belpaese non se la passa molto bene. Siamo stati veloci e abili nel mettere in un cassetto la tanto decantata dieta mediterranea per abbracciare abitudini alimentari pericolose, dannose e neanche troppo edonistiche. Uno spaccato che emerge bene nell'ultima infografica pubblicata da Unicusano che traccia un quadro nitido sulla salute e il rapporto degli italiani con il cibo.
La veloce involuzione degli ultimi vent'anni
L'analisi dell’università telematica ha affrontato l'incremento dei casi di cattiva alimentazione e dei disturbi a essa collegati prendendo in considerazione vari parametri, dall’età mediana alle forme più comuni, dai trend del futuro ai vantaggi ambientali. I dati non sono confortanti. Tra il 2000 e il 2023 sono aumentati del 900% i casi legati a una cattiva alimentazione nel nostro Paese e si è rilevato che soltanto il 30% della popolazione mangia in modo sano.
Il preoccupante incremento dei disturbi alimentari
Se nel 2000 i casi conclamati di disturbi della nutrizione e dell’alimentazione in Italia si aggiravano intorno ai 300mila, 23 anni dopo la percentuale di nuovi casi è salita del 113% per un totale di circa 3 milioni di persone. Numeri che devono far riflettere e che non riguardano più quasi esclusivamente il pubblico femminile, ma hanno raggiunto valori preoccupanti anche tra adolescenti e ragazzi. A soffrire, infatti, di malattie disfunzionali della nutrizione come l’anoressia e la bulimia sono anche i maschi fino ai 14 anni, il cui tasso di ricovero - solo tra il 2014 e il 2018 - è aumentato del +110%. Dall’anoressia al binge eating, passando per la bulimia nervosa e l’obesità grave. Ogni patologia riscontrata si porta dietro disagi psicologici e psichiatrici che si traducono in disturbi dell’umore, disturbi ossessivo-compulsivi e disturbi della personalità, portando a popolarereparti di psichiatria, recupero e riabilitazione funzionale e medicina generale. Inoltre, secondo l’Unicusano, tra i primi cinque reparti che ospitano persone affette da disturbi alimentari vi sono pediatria e neuropsichiatria infantile, segno della crescente tendenza dei giovanissimi a cadere nella trappola dei disturbi della nutrizione e del comportamento alimentare.
Le cause del mangiar male e la sua distribuzione geografica
Se i fattori di rischio sono quelli più conosciuti, come i fattori individuali (età, personalità, genere), famigliari (dipendenze o disturbi dell’umore in famiglia, abusi, eccessiva attenzione al giudizio altrui) e socio-culturali, un alto impatto negativo arriva anche da diete e decontestualizzazione del cibo (tendenza a vedere il cibo come pericoloso o velenoso perché non senza glutine, grassi, conservanti, coloranti etc…). Disturbi che sembrano più presenti nel Centro-Nord Italia (65,7% dei casi), con in testa la Lombardia, la Toscana e il Piemonte. Allargando la panoramica si può constatare che, mentre i paesi poveri dell’Asia, dell’Africa e del Sudamerica non sembrano essere toccati da questo fenomeno, l’Occidente si aggiudica il primato per casi ogni 100mila persone, a confermare come questi disturbi siano culture bound syndromes, ovvero determinati dalla cultura di ogni Paese.
Poche persone mangiano con consapevolezza
Chi decide consapevolmente di adottare un regime alimentare salutare è circa un terzo della popolazione che nella quotidianità tende a prediligere il consumo di cereali e carboidrati, mentre fa riflettere, dall'altro lato, il consumo spropositato di zuccheri semplici e grassi saturi (che risultano raddoppiati), di formaggi, latte e dolci e di carne. In questo contesto parte della soluzione potrebbe arrivare proprio da quel tipo di alimenti oggi al centro di polemiche e dibattiti come carne coltivata, farine da grilli o locuste, soluzioni plant-based e regenerative food che potrebbero comportare una serie di vantaggi sia a livello nutritivo e salutare, sia a livello climatico-ambientale.