Anna Giustetto. Una vita al pastificio
Se ne è andata a 89 anni, con quella discrezione lieve con cui aveva vissuto, proprio alla fine dell’anno, funerali il 31 dicembre nella chiesa di San Tommaso a pochi passi dal suo pastificio. Anna Giustetto, la signora torinese degli agnolotti, aveva cominciato a dare una mano nel negozio del padre insieme al fratello maggiore Luigi quando ancora andava a scuola e poi a 15 anni era finita dietro al banco: ci sarebbe rimasta per 73 anni, lei a servire i clienti, due chiacchiere con tutti, e Luigi per lo più in laboratorio, a impastare e farcire gli agnolotti. Sempre insieme: in bottega e a casa, non si sono mai sposati e hanno vissuto in simbiosi fino a quest’anno. Luigi è mancato a ottobre, a 94 anni, lei lo ha seguito due mesi dopo. Entrambi fieri di quel negozio d’antan, un perfetto flash back negli anni ’60, intatto e inossidabile alle mode delle boutique del gusto di oggi.
La storia del Pastificio Giustetto
Anna ci è rimasta fino all’anno scorso, quando il pastificio è diventato una dépéndance dell’enoteca-ristorante del nipote Franco Rabezzana, proprio girato l’angolo, che non ha cambiato nulla e continua la stessa tradizione. E la signora Anna si era ritirata solo ufficialmente, ma continuava a passarci, a controllare che tutto andasse come sempre, cose buone e qualità.
Ricordi ne aveva tanti, aveva attraversato gran parte della storia di Torino nel ‘900, il padre fornitore di Palazzo Reale, i clienti eccellenti di cui conservava foto con dedica, da Nunzio Filogamo ad Aldo Fabrizi quando era in tournée al vicino Teatro Alfieri, la moglie di Macario, gli Agnelli che mandavano l’autista a ritirare gli agnolotti, i turisti che scrivevano cartoline, l’articolo in russo della delegazione di Casa Russia ai tempi delle Olimpiadi di Torino 2006 che avevano segnato la svolta della città. I suoi agnolotti erano famosi anche a Mosca.
Gli agnolotti di Giustetto
C’erano un po’ tutte le specialità della tradizione, al Pastificio Giustetto, ma il must da sempre erano loro, gli agnolotti, quintessenza di piemontesità, anche 10 kg al giorno. Nessun segreto, diceva lei: solo ingredienti di qualità e artigianalità, tutto fatto a mano. La ricetta originale del padre non prevedeva neppure le verdure, aggiunte solo successivamente: risultato, i classici piemontesi, venduti rigorosamente a dozzine, 1 e mezza/2 a testa.
Adesso sarà difficile non immaginarla ancora lì, con il suo grembiule bianco, a distribuire agnolotti e sorrisi. Esile e sempre più minuta con il passare degli anni, ma dalla volontà di ferro. Una piccola grande donna, per tutti i torinesi la Signora degli agnolotti. E per fortuna quelli rimangono, impeccabili come sempre, proprio come voleva lei.
a cura di Rosalba Graglia