Sono sempre di più i ristoranti che, negli ultimi anni, hanno scelto di servire ai tavoli acqua microfiltrata. Ma secondo Ettore Fortuna, vicepresidente di Mineracqua, la federazione che all’interno di Confindustria associa le imprese delle acque minerali, si tratta di una prassi che presenta numerose controindicazioni.
I rischi dell’acqua microfiltrata
Spiega Fortuna: «L’acqua microfiltrata altro non è che acqua potabile del rubinetto, trattata, ma che spesso perde, in questo modo, i requisiti di potabilità. I filtri, infatti, agiscono sulle componenti chimiche naturali dell’acqua, come il calcare, ovvero calcio sedimentato. Per eliminarlo si usa lo scambio ionico che, però, aumenta più che proporzionalmente il sodio, non indicato per tutti». Un’altra questione è invece quella dei filtri a osmosi inversa «che peggiorano la qualità originaria dell’acqua potabile, trasformandola in acqua distillata non adatta per il consumo umano e riteniamo ci sia un serio rischio per i consumatori – sottolinea il vicepresidente di Mineracqua –. E poi ogni quanto vengono cambiati questi filtri?».
Questioni di trasparenza
Fortuna pone poi l’accento anche su un problema di trasparenza nei confronti del cliente «che spesso ordina, ad esempio, acqua frizzante pensando che gli verrà servita acqua minerale e, in effetti paga come se lo fosse, ma in realtà sta bevendo acqua del rubinetto filtrata».
Senza contare che proprio l’imbottigliamento delle acque microfiltrate pone altre problematiche che l’acqua minerale, che viene imbottigliata in ambienti sterili, non ha.
«Un’occasione persa»
Per quanto riguarda invece la presenza di nanoplastiche trovata in alcune acque americane come riportato da uno studio statunitense e ripreso da alcuni media anche in Italia Mineracqua fa chiarezza. «Dallo studio emerge chiaramente che le “bottled waters” citate nello studio non sono acque minerali naturali ma acque potabili trattate e imbottigliate – sottolinea Fortuna –. La presenza di nanoplastiche è per lo più generata dalla presenza della Poliammide impiegata per la produzione dei filtri di plastica utilizzati per trattare l’acqua. Le acque minerali non possono subire alcun trattamento di questo genere»
C’è poi una questione relativa alla valorizzazione del territorio e delle sue acque minerali. Secondo Fortuna «servire ai clienti, soprattutto se si tratta di turisti, dell’acqua microfiltrata è un’occasione persa per promuovere e far conoscere la straordinaria ricchezza del nostro Paese».
A breve Mineracqua pubblicherà anche i risultati di uno studio scientifico, condotto da alcune università e da chimici, per mettere in evidenza tutte le possibili criticità connesse all’utilizzo di acqua microfiltrata. «Tanti ristoranti si fregiano di servire vini biologici e prodotti a chilometro zero – dice Fortuna – ma poi invece delle acque minerali del territorio servono quella del rubinetto filtrata. Che senso ha?».