La pasta al pesto che ha reso grandi gli 883 e quel caffè da cui è nato "Hanno ucciso l'uomo ragno"

4 Nov 2024, 16:38 | a cura di
Sta facendo emozionare gli aficionados degli anni Novanta la serie sulla nascita degli 883. Il cibo, anche se accessorio, ha avuto un ruolo fondamentale nella formazione del duo Pezzali-Repetto

Hanno ucciso l’Uomo Ragno – La leggendaria storia degli 883, diretta da Sydney Sibilia, è la serie tv del momento. Racconta la vera storia dei due ragazzi di Pavia che da una tavernetta, senza conoscere la musica e senza saper suonare strumenti, hanno prodotto delle hit che hanno fatto la storia della musica pop italiana. Max Pezzali e Mauro Repetto si conoscono per caso tra i banchi delle superiori a cavallo tra la fine degli anni Ottanta e i primi anni Novanta e di lì, nel giro di qualche anno, passano dall’essere sconosciuti al grande successo. Il primo a credere in loro è Claudio Cecchetto, noto talent scout, che dopo averli conosciuti in una manifestazione musicale di RadioDeejay, li sprona a ricontattarlo per far ascoltare altri pezzi. Quando la demo di Non me la menare sorprende Cecchetto, il talent scout li bracca a Milano offrendo loro un appartamento per scrivere e registrare il loro album in pochi giorni. I due accettano la proposta e si trasferiscono.

La pasta con il pesto degli 883

«Il pesto è fondamentale», chiosa Cisco quando sul suo Pandino verde carica Pezzali, Repetto e tutta l’attrezzatura per accompagnarli a Milano. Il migliore amico di Pezzali si presenta in macchina con una scatola di scarpe piena zeppa di barattoli di pesto, quel “kit di sopravvivenza” che servirà ai due per mangiare tra una canzone e l’altra. È quello il momento in cui il pesto diventa il protagonista di alcuni momenti illuminanti nella formazione degli 883. In quell’appartamento gravitano artisti, modelle, musicisti e tra uno sconosciuto (all’epoca) Rosario Fiorello e altri artisti compare anche Sandy Marton, cantante della hit mondiale “People from Ibiza” che alloggia di tanto in tanto in quella casa. Quando Pezzali e Repetto tornano a casa una sera trovano Marton ai fornelli a cucinare proprio una pasta con il loro pesto, i tre cenano insieme e il cantante fa un discorso ai due che risulta poi illuminante: “Siate onesti, parlate di quello che conoscete”. Ed è così che i due capiscono che, nei testi, dovranno raccontare la loro vita provinciale di giovani e “sfigati” di Pavia: nascono così Jolly Blue, la canzone dedicata alla loro sala giochi, S’inkazza, che racconta dei rimproveri della madre di Pezzali contraria alla sua vita “da albergo” in casa, oppure Te la tiri e la nota Con un deca. Ma le scorte di pesto sembrano non finire mai in quella casa: Pezzali offre della pasta con il condimento dell’amico Cisco anche a Silvia, sua fiamma dai tempi della scuola, che va a trovarlo a Milano; e sfama pure Fiorello tra una conversazione e l’altra con i due.

Manifesto serie tv Sky

Il caffè dell’Uomo Ragno

Abbandonate le tristi cene di Pavia a tre di madre, padre e figlio con piatti scarni, a Milano Pezzali si dà al cibo frugale che trova in giro come panini al fast food e toast per riempire solo la pancia: i tempi stringono e il cibo passa in secondo piano. Ma c’è una cosa che non si scorda: il caffè. Anche se nella serie sembra non avere un ruolo fondamentale (i protagonisti non tracannano litri di caffè per rimanere svegli e produrre brani), il suo cameo, quel caffè, lo fa lo stesso in due momenti. Dopo aver prodotto alcuni pezzi per l’album, Cecchetto chiede di più a Pezzali e Repetto, chiede la hit per lanciare il disco. Presi dalla disperazione, i due chiedono aiuto in gran segreto a Pier Paolo Peroni, giovane produttore e collaboratore di Cecchetto. Peroni va ad aiutare i due a Pavia, nella loro tavernetta, ma per farsi venire un’ispirazione cominciano a guardare la tv e fare zapping, quando all’improvviso compare lo spot di un caffè, ed è lì che Pezzali, dopo aver lamentato la pessima qualità di caffè che rifilano le industrie, pensa al consumismo come tema della hit. Ma l’idea non è ancora matura. I tre si recano in un bar della città per prendere qualcosa da mangiare ed è lì che incontrano un musicista, ora rivenditore deluso di strumenti musicali, con il quale scambiano due chiacchiere: sarà lui, con il suo caffè “amaro”, il protagonista del pezzo “Hanno ucciso l’Uomo Ragno”: avrà fatto qualche sgarro a qualche industria di caffè? (cit.).

Il cibo degli 883 nella serie

Pezzali e Repetto a Milano non hanno tempo e la casa dove abitano con Fiorello è sempre invasa di modelle e artisti: se non è la pasta al pesto in un momento di calma, sono panini frugali e patatine. Sono i primissimi anni Novanta e i paninari e i fast food sono ormai all’apice a Milano e anche i due ne usufruiscono più che per mangiare, per trovare un posto tranquillo dove pensare insieme alla musica e alle parole. Anche altri incontri che Pezzali fa a Milano sono in un fast food, come quello con Silvia, l’amica di Pavia che è andata a trovarlo. E se non sono panini, sono i toast: quelli tristi al prosciutto e formaggio che hanno svoltato tanti pranzi e cene, anche per mettere un tappo allo stomaco vuoti di Pezzali, Repetto e Pier Paolo Peroni quando la mente stava per partorire quella hit ultratrentennale “Hanno ucciso l’uomo ragno” che ancora oggi ci fa cantare con un alto tasso di nostalgia.

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