Non è un bottino particolarmente ricco quello che il Brasile porta a casa in occasione dell’uscita della guida Michelin dedicata alla ristorazione di San Paolo e Rio de Janeiro, le due città più rappresentative della scena gastronomica nazionale. Ma pure attira l’attenzione da questa parte dell’oceano, accendendo i riflettori su una delle numerose insegne italiane che hanno trovato modo di farsi apprezzare in Brasile (i progetti tricolore di successo, nel Paese verdeoro, non mancano: pensiamo alla cucina italiana di Paolo Lavezzini al Four Seasons di San Paolo, o alla catena di gelaterie Bacio di Latte che i fratelli Tonolli hanno avviato sempre a San Paolo nel 2011). Riassumendo il tabellino stellato, l’edizione 2019 della Rossa conferma uno status quo tutto sommato penalizzante per l’alta ristorazione brasiliana, che ancora non può festeggiare per le tre stelle, e anche sul fronte bistellato non vede assegnare nuovi riconoscimenti. Tre sono le insegne che guidano ancora la “classifica”, con due stelle ciascuna: il D.O.M. di Alex Atala e Tuju a San Paolo, Oro a Rio de Janeiro. Ma Atala non può dirsi pienamente soddisfatto dell’esito, considerando che il suo ristorante informale Dalva e Dito, premiato in passato con un macaron, stavolta non conferma il riconoscimento. Stessa sorte per Fasano al Mare, la tavola dichiaratamente d’ispirazione italiana dell’Hotel Fasano a Rio de Janeiro.
Però la pur ridotta compagine di cucine stellate – in totale 18 distribuite tra le due città – saluta l’ingresso di tre nuovi indirizzi: Evvai di Luiz Filipe Souza a San Paolo, Oteque e Cipriani a Rio. Ed è il premio all’ultima insegna citata – all’interno del Belmond Copacabana Palace, storico hotel (dal 1923) affacciato su una delle spiagge più celebri del mondo – a rappresentare un successo per la cucina italiana nel mondo. D’ora in avanti, infatti, il pacchetto gastronomico dell’hotel – che già contava, tra i suoi tre ristoranti, una tavola stellata, il Mee – potrà contare anche sulla stella per la cucina italiana di Nello Cassese, cuoco campano di Nola, che da qualche anno guida la brigata del Cipriani. Apprezzato dagli ispettori per l’abilità tecnica e la capacità di valorizzare i prodotti italiani senza rinunciare alle materie prime locali, lo chef sembra aver trovato a Rio de Janeiro la chiave vincente per raccontare la cucina italiana all’estero improntandola alla modernità della proposta. E oltre alla sala sfarzosa con vista sulla piscina dell’hotel, il ristorante offre agli ospiti anche la possibilità di cenare a tu per tu con lo chef, allo chef’s table per sei allestito in cucina.
Prima di volare in Brasile, Cassese, classe 1986, è stato chef del ristorante Contrada a Castel Monastero (Stelios Sakalis, anche lui di recente approdato altrove, ne era il sous chef e a Castel Monastero ci ricordiamo di entrambi molto molto bene e con buone soddisfazioni), dopo una gavetta partita alla Taverna Estia della famiglia Sposito per proseguire a Londra, con Gordon Ramsay. Cucina italiana segnalata anche nella categoria Bib Gourmand, che premia le tavole informali: entra in squadra anche Pici Trattoria, insegna italiana (di successo) di Ipanema, in attività dal 2016.
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