La nuova estetica gastronomica coreana provoca appetito o disgusto? È la domanda dalla quale parte un bell’articolo pubblicato da El País dove si intravede una nuova tendenza estetica, o meglio, visiva che coinvolge il mondo del cibo, per ora coreano.
Effettivamente basta scrollare le immagini associate all’hashtag #foodkorea per comprendere quello di cui stiamo parlando (altra tendenza, che a dire il vero non è più tendenza: i video Asmr). Piatti brillanti, ricolmi, viscerali, dove l’obiettivo della macchina fotografica entra dentro a melanzane fritte unte di salsa di peperoncino, seppie alla brace in pezzi o viscidi cosciotti di pollo. Immagini che affascinano e al tempo stesso respingono, che suscitano appetito ma se le guardi meglio quasi disgustano. Una tendenza avvallata dai cuochi coreani, che comprendono pure quanto queste immagini tradiscano un po’ i piatti tradizionali – “È molto probabile che le persone che non conoscono a fondo la cucina coreana non capiscano queste foto”, ha candidamente ammesso Guiyue Pei, del ristorante coreano Casa Pei+ a Madrid – e dai fotografi interpellati da Rosa Molinero Trias, giornalista del País.
Per il fotografo e videomaker Samuel Aranda ciò che vediamo accadere oggi in queste immagini di food coreano sta accadendo anche in altri settori, come la moda: “Dal momento in cui è stata inventata la fotografia fino all’arrivo della fotografia digitale, la tecnologia è stata sviluppata per raggiungere la perfezione, in modo che l’immagine fosse il più affidabile possibile, motivo per cui sono stati creati obiettivi sempre più performanti e pellicole sempre più sensibili. Oggi siamo all’opposto: c’è una ribellione contro il perfezionismo; la perfezione è diventata noiosa e stiamo vivendo una regressione verso l’imperfetto”. Quasi a discostarsi completamente dalle immagini “commerciali” volte a vendere un prodotto (o un cibo), ché l’obiettivo di queste immagini iper zoomate non è tanto rendere appetibile il piatto ma provocare un disagio: “C’è l’intenzione di farci uscire dalla nostra zona di comfort”, ipotizza Aranda.
Per Joan Pujol-Creus, altro fotografo spagnolo, queste immagini ricordano i sampuru, le riproduzioni di cibo giapponesi in plastica che mostrano ai passanti cosa viene cucinato nel ristorante di turno. “Sono fotografie con una luminosità esagerata – spiega Joan – scattate con un cellulare e con una luce fredda, probabilmente con un faretto led diretto. A mio avviso, questa luminosità toglie parte della consistenza del prodotto. Inoltre, sia la vicinanza dell’obiettivo che la quantità eccessiva di cibo dal colore sparato producono un effetto inebriante: ti ubriacano”. Un po’ come accade nei mukbang, ovvero quei video (anche questi made in Corea del Sud) dove c’è una persona che si ingozza di cibo. Ipnotici, viscerali, disgustosi.
foto di biteofyommy
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