Un giro di vite alle recensioni false, acquistate o incentivate, che darà la possibilità agli esercenti stessi di chiedere la loro rimozione, quando esse si presentino ingannevoli, non veritiere o eccessive. Si riassume così l’articolo inserito dal ministero delle Imprese e nel Made in Italy (Mimit) nel disegno di legge annuale per le piccole e medie imprese, che verrà preso in esame dal Consiglio dei ministri il prossimo 23 dicembre. Provvedimenti che, scrive Il Sole 24 Ore, colmano un gap finora non coperto «da sparute sentenze dei tribunali e regole deboli sulle pratiche ingannevoli».
Norme che risultano ancora più necessarie scorrendo i dati rilasciati dal Mimit stesso, che rilevano come l’82% delle prenotazioni degli alloggi e il 70% di quelle dei ristoranti siano influenzate dalla consultazione di recensioni online, per un impatto sul fatturato delle attività che oscilla tra il 6% e il 30%, variando in base al grado di fidelizzazione della clientela. Il quotidiano riporta poi il più recente report di TripAdvisor, portale leader nel settore delle recensioni, che nel 2022 aveva riconosciuto come falsi 1,3 milioni di giudizi pubblicati sul suo sito. Il 4,3% sul totale. Quelli riconosciuti dal portale come soggetti a pagamento sono stati appena 24.500, dei quali la metà provenienti da soltanto sei paesi. Tra di essi c’è anche l’Italia, al quinto posto tra Turchia e Vietnam.
Ad essere impattate saranno tutte le recensioni definite «ingannevoli», in quanto incentivate da regali, promozioni o transazioni economiche. Norme che, soprattutto nel primo caso, chiamano in causa il lavoro di diversi influencer. Con le nuove norme, il consumatore potrà pubblicare giudizi «motivati» e «sufficientemente dettagliati», solo dimostrando la propria identità e l’effettivo utilizzo dei servizi in questione. Si parla di ristoranti, di tutte le attività legate al turismo, come «alberghi, altre tipologie di alloggio, terme», ma anche delle grandi piattaforme di e-commerce. Altro dettaglio: ciascuna recensione non potrà essere pubblicata dopo 15 giorni dall’usufrutto delle prestazioni.
In base alla bozza, ci saranno anche più libertà per gli imprenditori. Essi avranno il diritto di vedere cancellate le recensioni sulle loro attività nel caso in cui i servizi in questione non siano stati erogati – «ma resta il dubbio su come lo si attesti», scrive Il Sole 24 Ore – o, come già specificato, quando essi siano ingannevoli non veritieri o eccessivi. In aggiunta, la recensione potrà essere rimossa dopo due anni oppure specificando le misure adottate per fare fronte ai giudizi negativi.
Per quanto riguarda le sanzioni, si prevede che l’Authority per la concorrenza faccia fede ai poteri previsti dal Codice del consumo in relazione a pratiche commerciali scorrette, con pene che spazierebbero dai 5mila ai 10 milioni di euro. L’implementazione delle nuove regole attraverso la stesura di linee guida è stata demandata dal Mimit all’Antitrust e alla Authority per le comunicazioni.
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