Addio, costi aggiuntivi: latte d’avena o vaccino ora avranno lo stesso prezzo presso i punti vendita Starbucks. Una mossa pensata per ingraziarsi i clienti, specialmente in un periodo così difficile per il mercato statunitense, dove le aspettative di vendita non sono state soddisfatte. Il motivo, stando a quanto riportato dall’amministratore delegato Brian Niccol, sarebbe da imputare al servizio, considerato meno attento rispetto al passato: allora ecco il primo passo avanti, un abbassamento dei prezzi, anzi un livellamento. Le bevande vegetali sono sempre più scelte dalla clientela, ed è ora di rendere più accessibile il prodotto a tutti.
Starbucks ha iniziato a proporle fin dal 1997, quando ha aggiunto per la prima volta il latte di soia in menu. Nel 2015, quello di cocco è arrivato in tutti gli Stati Uniti, seguito da quello di mandorla e, dal 2021, da quello d’avena. Le lamentele per il prezzo non sono mai mancate: lo scorso marzo, tre donne intolleranti al lattosio hanno citato in giudizio l’azienda sostenendo che il sovrapprezzo discriminava i clienti con allergie. Caso simile era successo anche a Dunkin’, la catena di ciambelle e caffè a cui dieci consumatori con intolleranza al lattosio o allergia alle proteine del latte hanno fatto causa, tirando in ballo l’Americans with Disabilities Act, una legge del 1990 sui diritti delle persone con disabilità.
È tempo, quindi, per un cambiamento, che per Starbucks avverrà a partire dal prossimo 7 novembre in tutti i punti vendita statunitensi e canadesi, mentre nel Regno Unito, in Germania e in Francia è già realtà. «Dobbiamo semplificare l’esperienza per i nostri clienti e far ritrovare loro l’ambiente da caffetteria familiare» ha detto Niccol, che sta ripensando diverse strategie di marketing per riconquistare il pubblico. Mentre i prezzi delle bevande vegetali si abbassano, equiparandosi a quelli del latte vaccino, per il 2025 non ci saranno cambiamenti significativi, perché Niccol ha promesso di non aumentare i costi per tutto il prossimo anno.
«Sono fiducioso che questo sia il giusto investimento per convincere le persone a impegnarsi nuovamente con il marchio» ha aggiunto Niccol. Nonostante la sua fame, Starbucks ha subìto diverse pressioni negli ultimi tempi, oltre ad affrontare una concorrenza sempre più serrata. Introdurre pacchetti convenienti o abbassare i prezzi è una strategia comune alle grandi aziende in tempi di crisi, ma far pagare un caffellatte d’avena come quello convenzionale basterà per riconquistare la fiducia dei clienti? Nel frattempo, l’amministratore delegato ha detto di voler rallentare le nuove aperture per il prossimo anno, e reinserire il bancone self-service con latte, panna, zucchero e spezie da poter aggiungere a piacimento alle bevande, tra le caratteristiche un tempo più amate dal pubblico.
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