Il riso è vita. O meglio, bigas ay buhay, si dice così in filippino. Oggi, però, quel prodotto cardine della cultura del paese rischia di scomparire: le nuove generazioni non sono interessate a lavorare la terra – e come biasimarle, la vita di un coltivatore di riso è estenuante e poco soddisfacente – e così l’età media di un coltivatore nelle Filippine è di 56 anni.
È portata principale, accompagnamento, contorno, fratello di ogni pietanza. Il riso, veramente, è vita in questo paese che, ora, rischia una carenza di cibo con l’abbandono dell’agricoltura. Al momento del suo insediamento, il presidente Ferdinand Marcos Jr. ha promesso di rilanciare il comparto, ma i suoi sforzi non sono bastati. L’inflazione ha raggiunto livelli altissimi, il prezzo del riso è schizzato alle stelle, tanto da indurre il presidente a formalizzare un taglio delle tariffe su quello importato dal 35% al 15%. Una mossa non gradita dagli agricoltori, che avrebbero voluto invece che venisse incentivato il settore agricolo
C’è un motivo se i giovani non hanno interesse per la terra. Un coltivatore di riso guadagna in media 294 dollari per ettaro di terreno ogni stagione di raccolto biennale. E questo varia poi in base alla stagione, la produzione, il rendimento. Il governo si sta mobilitando attraverso la distribuzione di attrezzature agricole d’avanguardia, ma ha anche reso la vita più difficile agli agricoltori, includendo un tetto massimo al prezzo del riso, operazione portata avanti per mettere un freno all’inflazione ma che ha costretto gli agricoltori a rinunciare a dei guadagni. Così, nell’ottobre 2023, il presidente ha fatto dietrofront e ha abolito il tetto massimo.
Oggi, come riporta il Washington Post, sono circa 2.4 milioni i filippini che lavorano nelle risaie: «Se i nostri agricoltori moriranno tra 20 anni, che nutrirà il paese?» ha dichiarato al giornale Jett Subaba del Centro filippino per lo sviluppo e la meccanizzazione post-raccolta. Privado Serrano, 66 anni, è un coltivatore di Nueva Ecija, a nord di Manila, territorio ricoperto di risaie, dove lavora da quando ha 10 anni. Suo padre, suo nonno, tutti erano coltivatori di riso, lo è anche sua figlia, ma non i nipoti: «Non mi piace» ha detto Arvin, 23 anni, al Washington Post, «non mi piace stare sotto il sole né sollevare cose pesanti».
Secondo Privado, il nipote diventerà il primo medico della famiglia. Motivo d’orgoglio per chi vive a Nueva Ecija: qui, dove l’80% della terra è coltivato, fare altro al di fuori dell’agricoltura è segno di gran talento. Tanto che c’è un negozio che si è messo a produrre delle insegne metalliche personalizzate per le famiglie, da affiggere fuori casa con la professione di figli e nipoti.
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