Ma chi l’ha detto che stare a ridosso di un vulcano attivo sia totalmente una disgrazia? Da queste parti non soltanto ci vivono, ma qualche vantaggio lo traggono pure, come quello di ottenere la sottodenominazione della Dop di un vino: il Vigna Solfatara Campi Flegrei. Siamo sul confine tra Napoli e Pozzuoli, e con vista proprio sulla Solfatara che ribolle (qui per saperne di più sull’ascesa dei vini dei Campi Flegrei), riporta il borbottio del magma in superficie e qualche sbuffo dei vapori di zolfo, con ritmo regolare, mena per l’aria. Da quando sta chiusa al pubblico ci tocca vederla da lontano.
Tra le vigne di questo agriturismo, ad esempio, che degradano lungo le pendici del Monte Spina, la collina che in cima lascia scorgere da una parte il mare del golfo, con Nisida e Capri all’orizzonte, e, dall’altra, lo scenario infernale del cratere fumante.
È proprio qui che si allevano dal 1892 i vitigni autoctoni che danno origine alla Falanghina e al Piedirosso dell’Azienda Vitivinicola Iovino Monte Spina.
Tutto è cominciato con Gennaro Iovino, il nonno; continua con Antonio, l’attuale vignaiolo, e con la terza generazione dei pronipoti Giuseppe, il cuoco, e Consiglia che regge la sala del ristorante con la mamma Teresa, sommelier. Oggi, i terreni dell’Azienda Iovino, i tre ettari nati dalle eruzioni vulcaniche di questa caldera insieme ai sei che stanno prossimi al Lago d’Averno, sono inseriti nel registro delle “Vigne storiche della Regione Campania”. Qui si passeggia ancora tra qualche pergola puteolana, storicamente residuata tra le spalliere Guyot, e si scava l’alloggio della vite nel terreno dei terrazzamenti con la zappa, a mano, perpetrando il metodo contadino della propaggine. Si cala, cioè, un tralcio vigoroso nel terreno aspettando che radichi e faccia nascere una nuova pianta. Sotto le pergole si coltiva l’orto e si producono, a seconda della stagione, pomodori, melanzane, zucchine, zucca lunga napoletana, cavolfiori e broccoli. Che poi saranno utilizzate nella cucina.
Grande Farnia, è la Falanghina Campi Flegrei Dop e prende nome dell’omonima quercia secolare del Monte Spina. Gruccione è il Piedirosso Campi Flegrei Dop e prende il nome dall’uccello variopinto, il merope, che tra aprile e luglio si vede ancora svolazzare da queste parti prima di migrare e tornare verso l’Africa dove sverna. Il Piedirosso, vien detto localmente “Pèr’e Palummo”, per la strana colorazione rossa che a maturazione prendono rachide e pedicelli degli acini, somigliando così alla zampetta del colombo.
E poi ci sono i due vini, prodotti in edizione limitatissima, intorno a mille bottiglie a seconda della resa annuale, provenienti dai crus che si affacciano direttamente sul cratere del vulcano dove nonno Gennaro iniziò la coltivazione dei propri vitigni oltre 120 anni fa: Vigna Solfatara Campi flegrei Dop Falanghina e Piedirosso. Una sottodenominazione della Dop che individua le vigne proprio col nome del cratere vulcanico.
Cucina di stagione, ispirata dalla tradizione flegrea e basata sui prodotti dell’orto Monte Spina. È quella che propone, con qualche tocco di creatività, Giuseppe, il giovane cuoco, che peraltro si è visto molto spesso in televisione come ospite nella “Prova del cuoco”. Menu che cambia ogni settimana. Buona d’estate è la parmigiana di melanzane, che si può anche gustare mentre nello spazio del teatro all’aperto, concluso fra i pergolati, c’è qualche concerto organizzato per accogliere e coccolare gli ospiti. Sempre in carta i fritti, i latticini e i salumi locali.
Agriturismo Il Gruccione – Azienda Vitivinicola Iovino Monte Spina – Pozzuoli (Na) via S. Gennaro Agnano, 63
Tel. 081 5206719 – vitivinicolaiovino.com
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