La morte di Satnam Singh – il lavoratore indiano 31enne deceduto in seguito alle complicazioni derivate da un incidente sul lavoro (e dalla mancata tempestiva chiamata dei soccorsi) in un’azienda agricola dell’Agro Pontino – ha scatenato reazioni e dibattiti da parte di esponenti di punta del settore agroalimentare italiano. Tra di essi, il fondatore di Eataly, Oscar Farinetti, che intervenendo ai microfoni del talk show di Repubblica, Metropolis, ha espresso il suo parere riguardo la piaga del caporalato in Italia.
«Da imprenditore, ero e rimango favorevole a una paga minima fissa di nove euro l’ora per tutti i lavoratori della nazione italiana. Almeno si mette un punto, al di sotto del quale non si può andare», ha affermato Farinetti, il quale ha poi spiegato – riprendendo un concetto accennato anche dal presidente di No Cap, Yvan Sagnet, al Gambero Rosso – come l’intera impalcatura dello sfruttamento della manodopera si regga sui prezzi dei prodotti in vendita nei supermercati. «Se noi continuiamo a comprare dei barattoli di pomodori pelati da 400 grammi a 70 o 80 centesimi – guardate le pubblicità in giro, tutti i 3×2 – è chiaro che per farli si debba ricorrere al caporalato. Altrimenti non si può: è un cane che si morde la coda», ha affermato il fondatore di Eataly, aggiungendo come pagando i lavoratori nove euro all’ora, e tenendo in considerazione tutti gli altri costi di produzione, uno stesso barattolo di pelati non possa essere messo in commercio a meno di 1 euro e 20 centesimi.
«Se io voglio fare un’offerta per pubblicizzare i pelati e il consumatore li cerca, è chiaro che non fermeremo mai il caporalato», dice Farinetti. «È strano questo paese: da un lato protestiamo sempre perché il cibo costa caro e, dall’altro, diciamo che i lavoratori in campagna devono essere pagati meglio». Tra le soluzioni proposte, quella «di mangiare la metà e cose che costino il doppio», oltre all’implementazione di un’educazione alimentare auspicata, tra gli altri, anche dal movimento Slow Food. «Dall’altro lato, ci va la sensibilità delle persone. Perché quel signore lì [Antonello Lovato, indagato per omicidio colposo, omissione di soccorso e violazione delle norme sulla sicurezza nel caso Singh] non è un imprenditore, è un maiale», la chiosa, senza peli sulla lingua, di Farinetti.
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