Non esiste sensazione più frustrante di un tovagliolo da bar sulle labbra. Non asciuga, non tampona, non assorbe, è ruvido… insomma: non serve a niente. In realtà uno scopo ce l’ha, dovrebbe essere usato per prendere brioches e paste ed evitare di sporcarsi, ma non sarebbe meglio ottimizzare le risorse e usare dei tovaglioli in grado di svolgere entrambe le funzioni?
Cominciamo col dire che si tratta di una tradizione tutta italiana (fateci caso, all’estero solitamente ci sono le salviette assorbenti che fuoriescono da contenitori orizzontali, stile Kleenex). Non c’è niente da fare, quando si parla di bar all’italiana, è tutto diverso e unico nel suo genere: i tovaglioli rigidi sono iniziati a comparire a inizio Novecento, pensati per prelevare ciambelle e dolcetti con lo zucchero senza sporcarsi o ungersi d’olio. Al contrario dei normali tovaglioli, infatti, questi da bar non si attaccano alle creme e risultano più impermeabili.
Non sono fatti di cellulosa ma di carta velina, materiale piuttosto resistente all’umido, reso ruvido dal processo di goffratura che ne incide la trama sopra. Uno scopo, quindi, c’è davvero, ma il problema è che nella maggior parte dei bar italiani si trovano solo questo tipo di tovaglioli, usati per ogni evenienza con conseguenti sprechi massicci (quanti tovagliolini da bar ci vogliono per asciugare un po’ di succo di frutta versato?). Per non parlare dell’ulteriore salvietta sottile che molti baristi poggiano sul piattino per servire i cornetti, finendo per consumare ancora più carta del necessario.
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