Ogni giorno quando andiamo al lavoro il pranzo ci costa l’11% in più rispetto al passato. Un rialzo enorme che pesa maggiormente essendo stata superata l’epoca dello smart working forzato, introdotto con la pandemia, e a cui si cerca di correre ai ripari portano da casa il pranzo e la merenda. L’ultimo aggiornamento dell’Osservatorio nazionale Federconsumatori registra queste due tendenze: da una parte, un rialzo significativo del costo dei prodotti venduti nei punti ristoro, con un incremento dell’11,09% nel 2023 rispetto al 2019, e una percentuale molto significativa di lavoratori full time che portano il cibo da casa (il 39%).
Secondo lo studio, un pasto tipico, composto da acqua, un piatto di pasta, un dessert e un caffè consumato in una tavola calda o in un self-service può arrivare a costare 14,89 euro al giorno, corrispondenti a un totale di 297,80 euro al mese. Al contrario, chi decide di portarsi il pranzo da casa spende circa 3,90 euro per lo stesso pasto, ovvero il 74% in meno rispetto a chi lo acquista nei punti ristoro.
La crescente diffusione di questa abitudine ha portato anche a un aumento dei prodotti pronti disponibili al supermercato o nei negozi di alimentari. Le confezioni di piatti monoporzione, le verdure cotte confezionate, gli affettati monodose, e le insalate con condimenti inclusi sono solo alcune delle opzioni presenti sul mercato. Tuttavia, anche i prezzi di questi prodotti sono aumentati del 10% in media rispetto al 2019.
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