Se in qualche posto nascosto in laguna capita ancora di trovarne a meno di due euro — nei mitici bacari veneziani — il prezzo dello spritz continua a lievitare, persino nella sua terra d’origine. Ma a Padova, culla (rivendicata) del celebre aperitivo, c’è chi ha deciso di mettere un freno. I baristi della città hanno stretto un patto: per tutta la stagione 2025, lo spritz non supererà i 4 euro.
“È nato qui. Non possiamo lasciarci sfuggire la nostra creatura”, spiegano con orgoglio i locali affacciati sui navigli, interpellati da Polesine24. La loro è una resistenza di principio, ma anche di pancia: contro l’inflazione, ma soprattutto contro i colossi del beverage.
A far crescere il prezzo dello spritz — oltre all’aumento generalizzato dei costi — sono anche le pressioni dei grandi marchi. Aperol, Select, Campari, Cynar: nomi che fanno brillare gli occhi agli amanti dell’aperitivo, ma che per i gestori di bar suonano sempre più come una tassa da pagare. E tra tutti, è proprio Campari ad attirare le critiche più dure. Il motivo? Con lo spritz diventato simbolo nazionale (e souvenir da bere per i turisti), le aziende spingono per una valorizzazione “premium” del prodotto. Ma nei locali di Jesolo o Venezia, il rischio è che a pagare siano i soliti noti: i clienti. E magari con 6 euro sullo scontrino per un bicchiere di seltz e bitter.
Padova, invece, dice no. E si riprende il suo spritz. Al prezzo giusto.
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