Dopo aver obbligato i ristoranti della sua città a inserire nei menù piatti e vini tipici del territorio, ora il sindaco di Portofino, Matteo Viacava, impone ai locali altre regole. Bar e ristoranti dovranno tradurre i loro menù in almeno tre lingue straniere, oltre all’italiano, con l’obiettivo di accogliere al meglio la clientela internazionale che ogni giorno sbarca sulla famosa Piazzetta. E niente insegne pacchiane. Una decisione contenuta nel piano commerciale, annunciato nei mesi scorsi, e recentemente approvato dal Consiglio comunale della città.
Ricapitolando. Gli obblighi riguarderanno soprattutto le carte del mangiare e del bere. Il menù dei vini dovrà contenente almeno tre aziende agricole del territorio; così come quello dei piatti, in cui dovranno trovare spazio tre prodotti liguri Dop o Igp e tre prodotti tipici e tradizionali. Il sindaco e la sua giunta intervengono anche sul tema degli spazi. Durante pranzi e cene, la superficie minima dovrà essere “di un metro quadrato a persona”.
Le attività di ristorazione dovranno rispettare anche regole relative al decoro. Quindi “vetrine, arredi e dehors devono essere integrati nel contesto ambientale”, evitando spazi all’aperto e vetrine pacchiane e fuori contesto. Sono state vietate le insegne al neon. Insomma, ogni cosa dev’essere improntata ad un obiettivo così esplicitato dalla giunta del sindaco Matteo Viacava: “Preservare l’intero territorio cittadino quale area di elevato pregio ambientale, artistico, architettonico e storico, salvaguardando altresì il tessuto produttivo locale nel settore delle attività di ristorazione e bar”.
La novità più significativa, aggiunta come integrazione al piano, riguarda l’importanza che i locali si facciano capire, enfatizzando la necessità di parlare correntemente le lingue straniere. Le attività esistenti avranno 60 giorni di tempo per adeguarsi alle nuove regole, mentre quelle future dovranno considerarle come requisiti fondamentali fin dalla loro apertura.
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