Olio extravergine d’oliva di qualità sugli scaffali di un supermercato: si può? Non è solo un auspicio irrealizzabile, ma il tema di un esperimento che ha preso forma di recente grazie alla collaborazione tra la guida Extravoglio e la catena Fresco Market (presente soprattutto a Roma, ma anche in Toscana, Umbria, Liguria). “Forse qualche produttore no è pronto a sentirselo dire, e continua a sostenere che la GDO non sia adatta, che la luce e le condizioni ambientali delle filiali rovinano l’olio, e soprattutto che quello non è il contesto giusto per vendere olio di qualità. Ma questa posizione nega l’evidenza: la grande distribuzione è un interlocutore da tenere in seria considerazione”. A parlare è Piero Palanti, assaggiatore di olio da quasi vent’anni e ideatore della guida online Extravoglio, che si prefigge l’obiettivo di comunicare la cultura dell’olio a un pubblico quanto più ampio possibile di consumatori. “Convinto che i momenti di crisi portino opportunità, ho bussato alla porta della GDO, aprendo alla possibilità di una collaborazione”.
Sodalizio che si è concretizzato, da qualche settimana, con l’arrivo sugli scaffali dei punti vendita Fresco Market di una selezione di oli extravergine italiani di qualità, venduti al giusto prezzo, dunque più cari rispetto all’olio comunemente trattato dalla grande distribuzione, ma chiaramente superiori per standard qualitativo, profilo aromatico, intensità del gusto. Il progetto, dunque, scommette sul consumatore, e sulla sua capacità di apprezzare il valore di un prodotto purtroppo ancora sottovalutato dai più (lo sa bene Gambero Rosso, da dieci anni impegnato con la guida Oli d’Italia a fare cultura dell’olio). Dal canto suo, Fresco Market si è mostrato disponibile a favorire l’iniziativa, garantendo un prezzo calmierato per gli oli dei produttori che hanno aderito al progetto, tutti proposti a scaffale al costo di 9,90 euro per mezzo litro di prodotto: “Il fatto di proporre un prezzo unico per l’intera gamma di oli di ottima qualità dà a chi acquista l’opportunità di non scegliere in base al costo, ma di provare ogni volta un prodotto diverso per sentori e intensità, scoprendo così cultivar diverse, e prodotti che si prestano a differenti utilizzi in cucina”.
L’idea ha inoltre il merito di concretizzarsi in un momento di particolare difficoltà, che ha messo a dura prova le piccole aziende agricole – e dunque anche quelle che costituiscono buona parte della filiera olivicola – privandole di un canale di distribuzione importante per chi lavora sulla qualità com’è la ristorazione. La volontà di fondo, però, resta la pretesa di far entrare nelle cucine degli italiani la cultura dell’olio extravergine nel suo valore più pieno: “Paradossalmente, credo che la GDO possa fare cultura dell’olio di qualità superando il principio della ‘commodity’ a 4 euro per una bottiglia, per proporre ottimi oli a un consumatore sempre più consapevole”. Nello specifico, le aziende coinvolte nel progetto sono tutte realtà che lavorano con serietà sulla qualità del prodotto (e per questo presenti anche in guida Oli d’Italia): Oro di Rufolo (Puglia), Sabino Leone (Puglia), Trespaldum (Molise), Caliptra e Mignola (Toscana), Colli Etruschi (Lazio), Agricadd (Umbria), Baglio Ingardia (Sicilia). Ognuno di loro percepisce i vantaggi di un tentativo che proprio nel bel mezzo di una situazione inedita – che ha portato molti a ripensare le proprie abitudini di consumo a favore di acquisti più consapevoli – può rivelarsi vincente: “Il Molise ha tanto da offrire con cultivar poco conosciute e buonissime. Soltanto con accordi commerciali di questo tipo possiamo aumentare la produzione, recuperare il territorio e garantire un futuro per le nostre famiglie”, sostiene Francesco Mastrangelo, dell’oleificio Trespaldum. “Se la GDO è un interlocutore di fiducia per divulgare il nostro lavoro, ben venga. Si cresce per diventare grandi, lo diciamo da sempre”, gli fa eco Nicola Fazzi di Colli Etruschi. Ora la scelta spetta al consumatore.
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