Due lauree, il lavoro come psicologa clinica, il Numero Zero. E, ora, la nomina a sindaca di Perugia. Vittoria Ferdinandi ha grinta e tenacia da vendere doti che ha messo, prima che nella politica, nel sociale, suo profondo interesse da sempre. Ed è proprio per questo impegno che, nel 2021, il presidente Sergio Mattarella ha voluto nominarla Cavaliere della Repubblica, riconoscendole il merito di aver contribuito in maniera significativa alla «promozione di pratiche di autonomia e di inclusione sociale per i malati psichiatrici».
Il riconoscimento fa riferimento all’esperienza della neo sindaca al Numero Zero a Perugia, il primo centro polifunzionale e ristorante più inclusivo dell’Umbria, un luogo in cui il valore principe è la cultura della diversità attraverso il lavoro, la buona cucina e il buon vino. Un ristorante sicuramente “speciale” e, proprio per questo, estremamente interessante. Qui, infatti, più della metà delle persone che lavorano, sono ragazzi e ragazze di tutte le età con diversi disturbi del neurosviluppo, come l’autismo, il disturbo bipolare, o la depressione maggiore.
Di giorno il posto è un Centro diurno psichiatrico e di sera diventa un ristorante: uno spazio creato per far socializzare i pazienti, ma anche uno spazio di vera inclusione, grazie a un lavoro pagato. «Il lavoro è un bisogno primario, base fondamentale per l’autonomia e il riconoscimento del proprio ruolo sociale» è la convinzione della neo sindaca Ferdinandi.
In un mondo dove sembra stia tornando ad essere difficile riconoscere la diversità come un valore, il Numero Zero si pone proprio questo preciso intento: far diventare la diversità una ricchezza compreso in cucina dove i sapori più diversi e di culture lontane si mescolano con le ricette della tradizione. Ottimo il menu dove appaiono un ottimo carpaccio di tonno con insalatina di mango, mirtilli e salsa passion fruit, timo ed arancia, i Chitarrini al limone e basilico con gamberi e crema di mandorle e ancora il gatzpacho, falafel, popcorn di fagioli e insalatina di zucchine. Per non parlare del maritozzo ripieno di gelato al cioccolato, coulis di frutti di bosco e panna e la Daquasè al cocco mousse al mango, ganache di cioccolato bianco e lampone.
Piatti e calici hanno il sapore autentico della natura e quello del rispetto per l’ambiente. Perché la cucina ricerca attentamente la freschezza, la qualità e la sostenibilità dei prodotti che mette in tavola. E, infatti, molti ingredienti del menù provengono proprio da quei piccoli produttori locali che puntano su innovazione e basso impatto ambientale.
Al centro dell’agire del Numero Zero c’è la persona, con le sue fragilità e la sua unicità. Perché solo creando opportunità di relazione diretta con chi vive il disturbo mentale si possono combattere i pregiudizi che l’accompagnano, trovando il vero antidoto all’indifferenza, all’emarginazione e alle paure che ciascuno si porta dentro. E sicuramente la cucina è un mezzo che può aiutare molto.
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